Sergio Sichenze

Il primo capitolo, l'origine di un ipotetico atlante di gesta celesti e terrene, viene dispiegato in questa poesia di Sergio Sichenze. Siamo all’incipit, l’Arcadia. Sono gesta che solo il poeta può avvertire e mettere in atto: qui anche la forma è sostanza, come lo spostamento del verbo o del participio alla fine della strofa, slegato e lontano dal soggetto, per offrire un aumento di percezione; come l’uso dell’enjambement che consente, nello stesso verso, oltre l’oscillazione del senso, variazioni di genere che rendono nell’effetto spiazzante (“freddoloso la vegetale”) il piacere di leggere poesia. Sono gesta che pian piano si modificano in gesti, soprattutto naturali. Ma la grandezza del poeta, che non si limita a registrare, riesce a portarci un po’ più in là, dove pulsa il seppellito, il segregato, il disincanto.

 

 

Et in Arcadia ego

 

Caste

matasse di stradicciole

all'alba: implume

sole, inoperoso

fuoco, di luce

contrattile

svestito.

Crepitio

di pergole

sconnesse, da residuo

vento

percosse. Notturna

bufera l’attacco

sferrò da lancieri

fulminei

preceduta; l’afa

nel buio

s’estinse, cumulonembi

traversò. Alito

freddoloso la vegetale

seta della senna

buca. I lassi

racemi d’iracondo

giallo

sfioriscono.

Sgomberi

i nostri gesti di rissa

acuta, di squarci

e alterchi degli ansimanti

petti: l’adrenalina

cheta.

Il nostro

intrico sciolto, il garbuglio

secato delle braccia.

Burrasca

sedata: acceso

artiglio

seppellito.

 

Ancora la falena

segregata: nel disincanto

della fine l’uscita

cerca.


Sergio Sichenze è nato a Napoli.

Ha pubblicato il racconto “L’attesa” (KV ed., 2007); la raccolta di poesie “Nero Mediterraneo” (Campanotto ed., 2008); il racconto “BOBBIO Y MOSTAR”(Marcos y Marcos ed., 2011); cinque inediti nel n.8 dell’ottobre 2016 di Versante Ripido; la raccolta di poesie con Elisabetta Salvador “Nei chiaroscuri del tango” (Campanotto ed., 2017). Collabora con l’associazione Versante Ripido per la diffusione della poesia dal 2017.