Salvo Nugara

Da Il gioco magico
 

***

I principi della Relatività di Albert Einstein

andrebbero applicati alla vita.

Muoversi in un tempo diacronico

e nello spazio sincronico

in relazione alla luce della verità

nella quarta dimensione del dubbio

che come involucro cosmico

avvolge tutto in una curvatura

difficile da misurare

ma elemento fondante della verità.

 


Salvo Nugara. Sono nato nel mese di aprile del 1954 a San Giovanni Gemini, entroterra occidentale della Sicilia, a circa quaranta chilometri da Agrigento. E’ da lì che provengo, lì ho passato la mia giovinezza, fino a quando nell’estate del 1969 la mia famiglia si trasferisce a Torino. Qui comincia una nuova avventura per la mia vita, da sradicato in un momento difficile per la mia età, 16 anni.

Non riesco, nonostante tentativi , ad inserirmi nello studio mi accontento di fare una scuola professionale e nel contempo , poco più che diciassettenne vado a lavorare in fabbrica. Erano gli anni della contestazione operaia e della presa di “coscienza di classe”, come si diceva allora. Io sviluppo un atteggiamento critico verso il lavoro in fabbrica e contro lo sfruttamento operaio. Saranno anni di grandi esperienze e molto formativi. Scopro in me una vocazione letteraria coinvolgente, scrivo per giornalini di fabbrica e anche parrocchiali, capisco che la mia cultura, trascurata fino ad allora, mi pone dei limiti “inaccettabili”, ritorno a scuola, frequento corsi serali, imparo un mestiere, ottengo un attestato di qualifica di meccanico, mi rendo autosufficiente dal punto di vista economico. Comincio a scrivere versi, sono arrabbiato a volte prolisso e comiziante, non mi piace quello che scrivo ma vado avanti lo stesso, sento di aver bisogno di scendere più in profondità nella conoscenza letteraria e lo faccio da autodidatta onnivoro.

Seguono anni convulsi e pieni di cambiamenti, mi sposo, nasceranno due figli; pubblico per i tipi di Italscambi Torino la mia prima raccolta poetica, “Ancora L’implacabile Sete” acerba e piena di un’enfasi che ho poi dovuto mediare e abbandonare con il cambiare dei tempi, sempre restando nel solco della poesia impegnata socialmente e composta con un verso libero a tratti prosastico. Negli ultimi 30 anni ho poi svolto un lavoro impegnativo presso un’azienda di servizi torinese. Da circa cinque anni sono in pensione ma la mia vera gioia sta nel fatto che la passione per la poesia non si è mai spenta.

Ho ricevuto negli anni riconoscimenti a concorsi letterari più o meno importanti, uno dei quali è consistito nella pubblicazione di una silloge intitolata “Le belle Primavere” (Milano libri/quaderni di Controcorrente 2001) ispirata a “Le belle bandiere” di Pasolini.

Da lì in poi ho cercato di riordinare le idee e le carte scritte in tanti anni continuando a ricevere nuovi stimoli, viaggi, letture, incontri. Ho molto “smussato” (togliere gli spigoli, le bavure, termini gergali della fabbrica metal meccanica) cercando di restare nel solco della poesia civile e allargandomi all’immaginifico, alla metafora, scegliendo meglio le parole, per acquisire una certa grazia e musicalità, poi anche il sarcasmo, il tono duro, quando si deve ma con pacatezza, senza quell’urgenza che portava all’errore, al distacco antipatico, anzi, con coraggio a volte anche bizzarro e sperimentale, scavare nuovi solchi, inventare nuove parole, provare a svecchiare ma recuperando quel tanto di bello e classicheggiante che ammalia, distende.

Mi sono avvicinato al mondo del Self-Publishing, Youcaprint, Lulù, Ilmiolibro GEDI Gruppo Editoriale S.p.a. con i quali ho pubblicato “Il Corpo del disperso viaggiatore, 2011”, “Checkpoint a Eurolandia, 2012”, “Savana Urbana, 2013”, “Non c’è verso di finire, 2013”, “Squadernario, 2013”, “Tao Rana Vulgaris 2014”, frutto dell’esperienza di volontariato con Auser Torino. “Doline della Ragione 2014”, “La semantica del miele 2015”. Pubblico una raccolta di racconti brevi dal titolo “Volevo fare L’ipnotizzatore” dove racconto, in parte, la mia infanzia. Seguiranno poi, “Derive – Atlante della Tigre bianca” 2017 e “Distopie” sempre nel 2017’ che ora presento alla 32° edizione del Lorenzo Montano Opera edita, compendio dei 30 anni di poesia.

Ognuno di questi libri ha una sua storia, una motivazione, un tema, le date di pubblicazione non corrispondono agli anni in cui le poesie e le raccolte sono state scritte ma s’intrecciano e racchiudono, abbastanza esaustivamente, tutta la mia poesia più significativa. Intanto continuo a scrivere ed ho in serbo una nuova raccolta dal titolo provvisorio Diacronie. Nel contempo presento ancora al premio sez. “raccolta inedita” “Il gioco magico, quasi un’elegia famigliare “dove finalmente, con un tentativo più organico rivolgo lo sguardo, apparentemente al mio privato ma il tentativo è quello di raccontare il “nostro” relativo passato prossimo.