Febbraio 2019, anno XVI, numero 42

Sergio Sichenze

Il primo capitolo, l'origine di un ipotetico atlante di gesta celesti e terrene, viene dispiegato in questa poesia di Sergio Sichenze. Siamo all’incipit, l’Arcadia.

Enea Roversi

Le mutazioni

Si snoda come una sequenza di inquadrature, insieme statiche e mosse da trasformazioni, la raccolta Coleoptera di Enea Roversi, in tensione tra stagnazione e cambiamento, immobilismo e mutazione.

Stefania Portaccio

Tra misura e dismisura

C’è un momento ben preciso, una cesura o una percezione del limite, che separa la piena espansione di sé, del sentire, del dire e la consapevolezza dello stato di esilio della condizione umana e della lingua che la esprime: il limite evidenziato dallo scacco e dalla sconfitta che attende al varco gli atti umani, sia esistenziali che poetici, e che Stefania Portaccio porta alla luce nella raccolta dal titolo emblematico Waterloo.

Alessandro Mazzi

Alessandro Mazzi costruisce questo testo come si costruisce un atlante del pensiero. C’è tutto: filosofia, poesia, pittura, psicanalisi. È in realtà una sorta di flusso ininterrotto di conoscenza, fatto di citazioni, rimandi, brevi sintesi teoriche, a volte organizzato con momenti di pura letteratura, spesso con il tono dell’esortazione, pensato in crescendo.

Giulia Martini

In questa prova saggistica lo sguardo acuto di Giulia Martini coglie la presenza del termine “gora“ in quattro grandi testi poetici e da qui costruisce un saggio sull‘abbandono, sul senso di estraneità, in cui convergono Dante, Pascoli, Montale e Luzi.

Ettore Fobo

Questa scrittura si sviluppa come una continua corrente di parole che mirabilmente dispiega la coscienza del nostro comune destino: il vuoto, la dissoluzione, la fine, mediante tutti i simboli che ne caratterizzano la percezione e il pensiero. La prosa poetica di Ettore Fobo ha il dono di unire la precisione della scrittura in versi con le possibilità narrative della prosa, in un ritmo incalzante che rende ancora più intenso il senso di tutta l'operazione. Per mezzo "di una parola che illumina, moltiplica, ama il silenzio", dice l'autore.

Fabia Ghenzovich

Leggere, e soprattutto rileggere questa poesia di Fabia Ghenzovich tocca in profondità. Tocca le corde più sensibili dell’agire in versi: infatti Nudità non è solo una poesia ma anche una dichiarazione di poetica. Nudi, come veniamo al mondo, scriviamo; anche se la nostra voce aurorale nasce sotto “strati e strati” di deteriorate parole rese vane e vassalle da un uso sempre più strumentale e utilitaristico. La poesia, quando è tale, è voce dal fondo che per contrasto illumina le tenebre.

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