Daniele Barbieri

La poesia e l’amore da sempre intrecciano i loro cammini e si potrebbe anche pensare che siano nati insieme: quando la parola ha sentito che quel sommovimento psicofisico ha avuto necessità di dirsi. E da qui, il sovvertimento del comune senso di intelletto ed emozione, verso una trasformazione mai fissata e spesso sfuggente, si è legato alla sua pronuncia significante. Così, leggere in queste pagine versi come “voglio restare acquattato/nelle pieghe del tuo amore” come una mistica tenia/che si nutre di dolore”, non può non far scattare nella mente del lettore, la sensazione di essere dentro una meravigliosa turbolenza. Nella scrittura di Daniele Barbieri il dibattersi dei turbamenti produce un andamento ritmico punteggiato da scansioni sillabiche che risuonano al ritmo di un’ondulazione, che si inarca verso se stessa e allo stesso modo dentro una dissoluzione del senso, non mortificante ma rigenerante in “nome dell’amore”. La lingua poetica è gesto vocale fatto di una sostanza che, nella dimensione del sentimento, si fa materia: esistenza che configura lo stupore anche nella perdita d’amore, con una tensione netta, lì dove “il cuore piange nero grida bianco”. Dunque nessun sentimentalismo, neanche il più lucido o freddo. L’autore muove i suoi testi dentro un reale divorante: esattamente così com’è. Non tutto però, nell’impeto d’amore, può dirsi. C’è una pronuncia che resta lì, chiusa, nemmeno balbettante, più che muta. Per poi improvvisamente esplodere e trascinare con sé la trappola della passione: con una versificazione stringente, battente a rima alternata, in un galoppo fluido e spedito. Fino al paradosso più doloroso, dove “l’assenza di qualsiasi patire/è il patire più vero”.

 

 

Dalla sezione “Fiore”

 

è quello che voglio dire

è quello che voglio fare

è così che voglio incidere

è così che voglio amare

come un silenzio che grida

voglio entrare nel tuo cuore

come un grido nel rumore

voglio restarci invisibile

voglio restare acquattato

nelle pieghe del tuo amore

come una mistica tenia

che si nutre di dolore


 

Dalla sezione “Calore”

 

niente magia niente fate in questa storia, solo un grande

deus-ex-machina a sancire questa impossibilità

di separarli, e la tragica necessità di unirli

nel loro ultimo viaggio, ma, santo dio, e se avessero

continuato da lontano a vagheggiarsi, e lungo tempo ancora,

non sarebbe stato meglio, o è proprio l’amore quello

che consuma sino in fondo?


 

Dalla sezione “Rumore”


il frastuono della moto entra in mezzo alle note di

John Coltrane, passi giganti e le mie cose preferite,


quasi i Pink Floyd della madre atomo cuore, non l’ascolto

quasi la musica forse quasi la guardo composta


com’è di frammenti di memoria, frammenti di cose

che si chiamano tra loro, o si chiamano come me


hanno il mio nome, lo giocano in mezzo alle note di

qualsiasi musica, come un modulato ritornello


dove i fatti della vita sono voci di una fuga

di cui il pianista da molto tempo ha perduto il controllo



Daniele Barbieri vive quasi da sempre a Bologna, pur essendo nato non molto lontano, e insegna presso l’Accademia di Belle Arti.

Ha pubblicato, oltre a tanti articoli, diversi libri di carattere teorico sulla semiotica, sul fumetto e la comunicazione visiva, sulla musica e anche sulla poesia: Valvoforme valvocolori (Idea Books 1990), I linguaggi del fumetto (Bompiani 1991), Questioni di ritmo. L’analisi tensiva dei testi televisivi (Eri/Rai 1996), Nel corso del testo. Una teoria della tensione e del ritmo (Bompiani 2004), Tensioni, interpretazione, protonarratività (a cura di, numero monografico di VS, 98-99, 2004), L’ascolto musicale. Condotte, pratiche, grammatiche (a cura di, LIM 2008), Breve storia della letteratura a fumetti (Carocci 2009), Il pensiero disegnato. Saggi sulla letteratura a fumetti europea (Coniglio 2010), Guardare e leggere. La comunicazione visiva dalla pittura alla tipografia (Carocci 2011), Il linguaggio della poesia (Bompiani 2011), Maestri del fumetto (Tunuè 2012), Semiotica del fumetto (Carocci 2017). Ha pubblicato due raccolte di poesie: La nostra vita, e altro (Campanotto 2004) e Distonia (Kurumuny, 2018). Un’altra silloge, Canzonette, è apparsa nel volume collettivo Emozioni in marcia (Fara Editore 2015). Le sue poesie si possono leggere settimanalmente sul blog ancoraunaltrome.wordpress.com.

Altre info su di lui, e sue riflessioni sul mondo, all’indirizzo www.guardareleggere.net.