Marco Furia su In-morte di Laura G.V. di Paolo Ferrari

Inusuali traguardi

Con “In – morte di Laura G.V.”, Paolo Ferrari presenta una raccolta dalla fitta persistenza verbale, accompagnata da intense immagini astratte.

Il primo verso è esplicito:

“Insidiosa realtà capziosa”.

Il poeta avverte la “realtà” come insidia: la realtà o il linguaggio degli uomini?

Ambedue, perché, per il Nostro, il dire e il vivere sono inscindibilmente congiunti in un idioma ricco di luci e ombre, di pieni e vuoti, di gioie e dolori, di visioni e cecità.

Paolo non si preoccupa di distinguere e, consapevole di come ogni parola implichi già di per sé una differenza, s’impegna nell’accostare pronunce e singoli vocaboli al fine di produrre un vivido senso.

Le sue cadenze sono precise e le sue immagini, nella loro policroma astrattezza, rimandano a uno sfingeo quid.

Il tempo, in particolare, è oggetto del suo interesse, come emerge dai versi:

“sotto la corolla e la zampa

del tempo”

e

“Arrotolandosi la storia sopra se stessa”.

L’esistenza, senza dubbio, è scandita dal tempo, ma quest’ultimo non è sempre uguale: ogni istante ha una sua irripetibile fisionomia immersa nelle dimensioni individuali e collettive del genere umano.

Un genere umano al quale il poeta si rivolge in maniera appassionata, conscio dell’enigmatica compresenza del perché e del come: per lui, il nesso causale e l’affiorare di aspetti, lungi dall’essere rigidamente separati, si combinano in una dimensione idiomatico – esistenziale che, non pretendendo di spiegare la vita, cerca di renderla maggiormente conoscibile con l’atto del mostrarla in poesia.

Arduo compito che implica il raggiungimento di mete mai definitive, aperte su ulteriori itinerari e anche sull’assenza e sul nulla, ossia su

“quel traguardo

al quale mai fummo abituati”.