Flavio Ermini su Frammenti di un discorso poetico di Rosa Salvia

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Saggio narrativo

La poesia è una specie di strumento ottico che ci consente di vedere in noi stessi quello che – senza poesia – non avremmo mai visto. In altri termini: la parola poetica ci consente di accostarci alle nostre istanze più profonde, fino ad aprirci alla nostra essenza.

Rosa Salvia mette in evidenza con questo saggio proprio il manifestarsi dell’essere nella poesia, rilevando come la parola poetica sia qualcosa che cade al di là della calcolabilità dei saperi, al di là delle prescrizioni estetiche codificate. Insomma, Rosa Salvia ci induce a riconoscere che il linguaggio poetico costituisce una sfera privilegiata quando si tratta di dare voce all’essenza delle cose.

Poesia è pensiero che interroga e come tale porta il mondo alla sua dimensione più autentica, al suo destino. Il cogliere della poesia, ci conferma Rosa Salvia, non è un disporre “prepotente”, come accade nel “discorso”, bensì l’abbracciare una disposizione che lo precede, ovvero originaria. Il cogliere della poesia assume l’aspetto di un pensiero che vuole trasformarsi in esperienza del destino dell’essere. In questo processo, si può riconoscere senza fatica che l’esperienza linguistica della poesia si chiama, per così dire, “fuori” dal consueto concetto di esperienza, annullandolo, per indicare qualcosa d’altro. Un qualcosa, registra Rosa Salvia, «che possiede la forza di preservarsi dal disfacimento per diventare “preghiera”».