Laura Caccia su Α & ω di Francesco Fedele

L’alfabeto dell’etica

Tra inizio e fine, assecondando possibilità e vincoli offerti dal tautogramma, Francesco Fedele declina in “Α & ω” tutto l’alfabeto dell’esistere.

Dalla denuncia di mercificazioni e genocidi alla desolazione di “generazioni al giogo”, attraverso l’“uguaglianza usurata”, la “kontrokultura”, le disillusioni del “vagare vacuo” e delle “voci a vanvera”, l’autore dispiega l’intero repertorio dell’inciviltà e degli abusi, per prendere chiaramente posizione, come scrive, per “contrastare la carenza con civiltà”, affermando la necessità di superare egoismi e narcisismi, scegliere l’empatia, mettere in primo piano le ragioni dell’etica sociale.

I limiti posti dall’ordine alfabetico e dalla forma linguistica del tautogramma, vengono rovesciati dall’autore con una fuoriuscita dai vincoli linguistici e sociali, come evidenzia: “vorrei venisse una verità, // vis per virare e volare via”, “per navigare oltre il nulla”, “osare oltre l’ovvio”.

Tenendo comunque sempre ferma la barra dell’etica: poiché, leggiamo, anche “la fame di feroci fiere / fomenterà forme di futuro”, per cui l’alfabeto delle miserie potrà generare nuovi inizi: come scrive Francesco Fedele, “Attraversiamo questi acquitrini / di asociale assenza di altruismo / accendiamo altro avvenire” che sarà irrorato “di idee innovatrici” e in cui si gioirà “delle gemme / che germinano nel gelo”.