Davide Campi su Previsioni e lapsus di Luciano Mazziotta, Editrice Zona, 2014

La poetica di Luciano Mazziotta si esprime con successo in questo libro sia in poesia che in prosa poetica.

Accomuna i due moduli espressivi il ritmo volutamente incostante e a tratti convulso, un linguaggio lucido e di estrema concretezza e una narrazione vagamente teatrale, con spazi scenici ben delimitati: “Succede che qualcosa si rompe/che si sgretola il soffitto sul sofà/appena intravisto nell’atto/di cedere, di essere cenere/bianca: crepa.” o anche, in prosa:” e lo dicevo infine. e lo ripetevo a me stesso di essere qui. E, chiudendo la porta, ero in un’altra città”.

Tratto distintivo dell’operazione poetica è la misurazione di una data realtà, ben identificata e ordinata, scendendo progressivamente e metodicamente al minimo particolare, con un accanimento da “osservatore seriale”: “e lei continuava, dicendo, che berlino era un balocco e che tutto sarebbe rimasto in quella città, che non avremmo potuto dirlo a nessuno se non agli specchi e un riflesso che parla non fa una realtà.” o anche : “Preni ad esempio la Karl-Marx-Allee:/compatta, compatto è l’asfalto:/non ci sono buche né vuoti/gli edifici non ammettono fughe/né pause, se pausa è un salto tra i tempi…”.

Operazione riuscita, con grande coerenza espressiva e senza cedimenti.