Vanni Bianconi, "Sono due le parole che rimano in ore", Casagrande 2017, nota di Flavio Ermini

Vanni Bianconi ci parla delle tante quotidianità che viviamo. Sì, perché di quotidianità non ce n’è solo una.

Ci sono più cicli di vita che ci accompagnano nel corso della giornata. E così accade giorno dopo giorno.

Le parole alle quali Bianconi si affida sono veri e propri strumenti di scavo.

Niente esitazioni, né inciampi nella sua lingua, la quale, provando a dire, viene a interrogarsi in merito allo statuto del soggetto che ha preso la parola.

Esprimendo così – di fronte al moltiplicarsi delle quotidianità – tanto l’incertezza e il valore dubitativo, quanto la difficoltà di accogliere una vicinanza senza conciliazione.

 

 

Dalla sezione Si muore in la minore

 

 

Poesia in settembre

 

Se fossi stato qui l’avresti visto,

il cenno di saluto tra gli amici

che hanno passato insieme un giorno, o anche una sera

anche qualunque, e il tempo morto

prima che tutti si allontanino; si svuoterà

la casa, il teatro, il prato, la città – qualcuno

ancora insieme sale al lago Ritom

tra nebbia cinese, nubi d’Aberdeen

e marmotte di Piora, fa il giro dell’acqua,

coglie un mirtillo, la willowherb

e scende sulla seconda funicolare più ripida d’Europa,

senza tenersi al palo con il palmo

tremando nel capofitto dell’istante che si supera

sonda la leggerezza dell’aria della valle

sonda la leggerezza dell’aria della valle

di Levantina, Altanca e delle Antille.

 

 

L’amore sotto l’amore

 

Ecco cos’era, che mi spinge a soddisfare

il suo bisogno di parole aeree e sfrontate

che travalicano le povere cose che ci diamo

prevaricano su cosa non immaginiamo;

 

ecco cos’era a farle sfinire cosa la circonda

mentre rivelato come lei l’ha visto risponde

con avarizia, bisogno, servilità vendicativa,

cosa la porta a definirsi pazza, drogata e cattiva;

 

ecco cos’era che la ingombra in ogni azione,

giù gli scuri, sfondo di televisione,

la schiaccia a letto sveglia i giorni e le notti;

ecco cos’era che lucida i suoi discorsi molli

 

così che lo scontro di slogan contraddice

quel che ha fatto della sua vita cimice

e getta un riflesso impossibile e lo prendo per vero

e qualche volta ho pregato; ecco cos’era

 

che dispiega il suo corpo sotto il mio e infinita

fa roteare la voglia di lei e crescere in picchiata

il mio nel suo sesso la lingua nella bocca dell’ano.

L’opprimente ala buia dell’angelo.

 

(Le bruissement de l’aile de Gabriel).

(Fruscio dell’ala di Gabriele).

Vivere all’ombra divina del mostruoso. Non si può.

Senza non posso continuare ad amare. Potrò –

 

e si ride e ci si accetta cercandosi ansiosi,

le parole ghirigori d’anima, sensuali, animosi –

stringermi alle gambe di femmina d’umano

ma con il suo perdono.