Giuseppe Schembari, poesia inedita "Un vivere alterno", premessa di Ranieri Teti

Un vivere alterno, nella visione del poeta, porta a trasformare il particolare di minimi accadimenti

in un universale che riguarda ogni vivente che abbia stilato, negli anni, nella trama della vita, un archivio degli incubi.

Parliamo, grazie a Giuseppe Schembari, di ogni vivente che conservi memoria e abbia attenzione.

In questa poesia l’alterno si materializza in maniera evidente nel passaggio da un significativo verso universale, 

“ma le ferite riscrivono la storia”, a un verso successivo molto personale “ricordo avevo ancora le ginocchia sbucciate”.

Tutto continua, e si concretizza, subito dopo: “poi un’onda ha travolto la memoria”.

Quest’ultimo verso restituisce un senso definitivo: le ferite non sono correlate alle ginocchia del poeta,

ma grazie a questo ricordo indicano un lungo arco temporale, dimostrano il troppo tempo che dura una pena nell’esistenza.

Anche se ne sono state cancellate le tracce.

 

Un vivere alterno

 

Nell’abbozzo di una cronaca taciuta

traccio l’identikit di un’inquietudine

dura a morire

che squassa e scontorna

le vere ragioni del mio folle arrancare

 

Esisto aldilà di questo gap

oltre la trincea delle cose taciute

dei tanti ritardi accumulati

dei giorni nati già malati

nascosti nella tasca del pigiama

 

Anche adesso la trama un po’ si scuce

l’archivio dei miei incubi riluce

di una paura senza età

che non lascia traccia

ma lentamente la pancia mi squarcia

 

Le impronte sono state cancellate

ma le ferite riscrivono la storia

ricordo avevo ancora le ginocchia sbucciate

poi un’onda ha travolto la memoria

 

Non la vivo come un debito la mia assenza

 

neppure un vivere alterno

in questo non luogo eterno

 

dal quale spesso riemergo sgualcito

come da un torbido sonno inghiottito

 


Giuseppe Schembari (Ragusa, 1963) ha pubblicato nel 1989 “Al di sotto dello zero” e nel 2015 “Naufragi”, entrambi con l’editore Sicilia Punto L.

Vincitore di numerosi premi, collaboratore di giornali e riviste, è compreso in varie antologie: tra queste, “Bisogna armare d’acciaio i canti del nostro tempo”, curata da Gian Luigi Nespoli e Pino Angione.