Alessandro Ramberti, poesia inedita "La presenza è un profumo che nutre", premessa di Ranieri Teti

Si presenta in modo sensoriale questa poesia.

Sensorialmente ci permette di percepire una materia.

Come l’odore di “quell’albero”. Tanto precisamente indicato, perché è proprio quello,

quanto vagamente citato solo per il suo profumo invernale. Come il sapore del cibo.

In postura di ascolto attivo, questa poesia di Alessandro Ramberti si dispiega nel crocevia delle sensazioni.

E dopo l’olfatto attraversa l’udito, che sembra evolvere in una percezione che aumenta.

In una sorta di crescendo, il testo ci conduce fino a un senso ulteriore che solo il poeta può riconoscere, solo il poeta può dire.

Un senso inedito, il sesto del poeta, quel senso che, a differenza degli altri, non ha bisogno dell’aria per essere trasmesso.

Ma solo di vicinanza, di contatto, di quello stringersi che diventa scarica, energia per proseguire un cammino, andare avanti.

 

 

La presenza è un profumo che nutre

 

Nello stare acquattati

si decantano

le sensazioni

 

infilandosi nelle teche

le immagini rilasciano

pian piano

 

le forme colorate trattenendo

il sapore di quel cibo semplicissimo

 

l’odore di quell’albero

che emana il suo profumo

quando è inverno.

 

È un’archiviazione più profonda

che sembra fare a meno

del suono – o lo condensa?

 

forse mette in moto

i liquidi vitali

 

la dinamica

dell’elettricità

non ha bisogno d’etere

 

ma solo di contatto

e vicinanza

magari con un po’ di simpatia.

 


Alessandro Ramberti (Santarcangelo di Romagna, 1960) è laureato in Lingue orientali a Venezia, ha vinto una borsa (1984-85) per l’Università Fudan di Shanghai. Nel 1988 consegue a Los Angeles il Master in Linguistica presso l’UCLA e nel 1993 il dottorato in Linguistica presso l’Università Roma Tre. Animatore delle Edizioni Fara, ha pubblicato qualche saggio, Racconti su un chicco di riso (Pisa, Tacchi), La simmetria imperfetta con lo pseudonimo di Johan Thor Johansson (1996) e alcune sillogi: In cerca (2004, Premio Alfonso Gatto opera prima e altri), Pietrisco (2006, premi Poesi@&Rete e Cluvium), Sotto il sole (sopra il cielo) (2012, Premio speciale Firenze Capitale d’Europa e altri riconoscimenti), Orme intangibili (2015, Premio Speciale Casentino, II class. Tra Secchia e Panaro, ecc.), Al largo (2017). Con l’Arca Felice di Salerno ha pubblicato la plaquette Inoltramenti e tradotto 4 poesie di Du Fu. Con la poesia Il saio di Francesco ha vinto il Pennino d’oro del concorso “Enrico Zorzi” 2017.