Matilde Tobia, un’immagine e poesie inedite da "in luogo, in vece"

Prologo (A ben vedere)

I

E lentamente entro,
e batto il tempo.
Come si batte il filo
contro il muro.
S’intersecano piani
e sorgono gli spazi.
Avanzo, adagio,
nel tessuto dato
e creo profondità.
E lentamente batto.

 

II

Torno con te, in fine,
in dialogo serrato,
e nuovo;
cucio i tuoi punti
a trattenere insieme
diverse ruvidezze
in trame di fiato
lavorate; campi
contigui, distinti
da confini e visitati da
lacerti brevi.

 

Sembianza

Sembra
profondità poter strappare,
passando appena nuvole leggere,
(e nascondendo forza accumulata altrove)
la trama protettiva di rete famigliare. Dirompe
come vento immobile, al momento. Poi, nega al mio
sguardo una dimora: non vedo, riflessa nello
specchio, neppure un’ombra che mi dica
di fermare (in una forma almeno)
sintomi di rivelate verità
lontane.

 

Scrittura incerta

Vuoi la profondità negata. Non sai se
un rinato viola, da rosso e blu notturni,
sia sufficiente per mutare il nome al tratto
sottile, che disegni come se fosse di prospettiva fuga.

 

Epilogo

Sono entrata nell’unica stanza, e in quel bianco
ho racchiuso lo sguardo nel vetro di una lente.
Ho ruotato nel bianco e la materia si è sottratta ai miei piedi,
e si è fatta icona mostrandosi, morbida.
Dispiegato per me ora vedo ciò che devo sapere
così, attraverso la lente, un passo alla volta,
un pensiero alla volta, mi muovo accanto, lentamente.
Un tempo, quel lucido nero è accaduto.
Un tempo, quel lucido nero un passo alla volta si è mosso.
Un tempo, è successo che un passo alla volta ha mostrato l’opaco.
Ora succede che, un passo alla volta, guardo la forma
di quello che accade una volta e poi sempre: una traccia profonda
secondo la lente che ferma nel vetro un istante del tempo,
secondo il disegno del moto seguito a se stesso.
Così mi ha sospinto lontano, il lucido nero.
E adesso, alla mobile luce dei giorni dei mesi degli anni,
rivedo il cammino compiuto, attraverso la lente,
nel fatto accaduto e fissato, nel bianco.

testo scritto per il “Grande cretto nero” di Burri e pubblicato in Quaderni di Capodimonte, n.23, Electa, Napoli 2005

 

Inoltre (E’ piega nella terra il silenzioso ascolto)

Embroidery from Loannina 17th 18th century

Avete mai voluto immaginare
la tela di penelope lontano
dai narratori, dal loro divagare?

Avete posto mente e amore
al tempo generato, e saturo
d'immagine, da ritmo di colore?

Avete oltrepassato terre e ere
colle articolazioni delle mani
adoperate, della disinvoltura piene?

Avete visto l'accaduto, intanto?

 

Matilde Tobia vive e lavora a Roma.
Scrive i suoi testi in stretto dialogo con l'arte figurativa, oggetto dei suoi studi.
Ha ricevuto riconoscimenti per il lavoro Come in un libro aperto, e come in una stanza (Quaderni di Capodimonte,n.23, Electa Napoli,2005),poesie per una performance di attori e danzatori, prodotta per il museo napoletano;e per la raccolta Lemmi per uno sguardo, pubblicata nella collana Opera prima (cierre grafica, 2009) diretta da Flavio Ermini e ideata da Ida Travi.
La suapoesia Dall'ombra e da lontano è stata musicata per voce, pianoforte e flauto dal maestro E. Marocchini, nell'ambito della 30° edizione delFestival "Nuovi spazi musicali" (Roma, ottobre 2009), ospitato dall' Accademia di Ungheria, in collaborazione con il Goethe Institut di Roma.

I testi di Matilde Tobia e le immagini ad essi correlate danno sostanza al suo sito http://www.lemmaelabel.splinder.com/, on line dal 2007.