Lucetta Frisa, poesie inedite da "Private city"

La musica èun’operazione per sottrarsi alle leggi di questo mondo (...) alla sua salda disumana materialità.
Henri Michaux

 

Danza dei dervisci ruotanti

la superficie del divano
non è pelle marina
l’onda non scopre tesori
quando a caso si sposta.
Restiamo qui seduti. Beviamo vino ed èbuio.
Danzano solo i pianeti.
Stesso colore della spiaggia a quest’ora e del suono
che batte sulla sabbia poco lontana e vorremmo
non essere piùnoi non essere
da nessuna parte
non piùfantasmi con le loro catene di parole
per legarci ad un senso.
Perché la pelle che avevamo un giorno
è ora larva strappata
in nessun luogo e modo traducibile?
Le nostre maschere tragiche ruotano nell’aria del salotto:
se solo potessimo sragionare,
nessun confine è perduto e il mare non sta qui e noi
sulla riva del divano
– mai partiti.
Quando saremo infine bambini e come?
Perchéla pelle scorticata solo lei
sa dirci dell’ustione in fondo all’estasi?
Questa èla nostra casa che danza
accogliente trappola e tempio
intorno a noi gira e misura
muro e soffitto
fa apparire sparire
il futuro
ci chiude gli occhi
la bocca
i libri
i balconi.

 

Toccata settima
(Girolamo Frescobaldi)

una scala sale e poi si ferma.
Resta lì a creare
altre scale
senza condurci
da nessuna parte.
L’aria chiama slanci
verso un aperto sempre più aperto
un alto sempre più alto.
Una stanza d’aria ferma
ha il peso specifico
dell’arabesco vaporoso
che non snida nulla.
La mia carezza resta a metà –
si crea a cerchio la sua aria
foglia che non va
né su né giù.
Dove siete anime dei cieli promessi?
Qui non ci sono voci
néparole, nulla progredisce
o torna, si danza o si fa finta
su passi sottili
distanti dal pensiero.

E io ti chiedo: dove sei?
E tu rispondi: dove sei?
Non c’è nessuno, qui. Neppure noi.



Concerto per la mano sinistra
(Maurice Ravel)

se il disordine segna i mutamenti

riaffiorano
i versi sbigottiti
galleggiano
verso nuovi mormorii.
Ciò che manca è la forza
di confonderci e rifare una gioia di sorprese
dalle menomazioni.
Le assenze
hanno germogli al buio
da coltivare attentamente
perché le ombre
raccolgono l’energia dei millenni
i profili potenti di terre morte
le trame
di chi in loro ha creduto
nelle ore diurne.
Chi si ripara nell’ombra per godere la luce
sceglie la parte sinistra di sé, gli oscuri
lobi temporali che dirigono
occulte partiture.

Ora tu suoni
per me per noi
per questa casa saturnina che a ogni nota
si frantuma un po’ di più.
Moduli assenze come
vuoti virtuosi
pause musicali.
Impari e dimentichi
Impari e dimentichi
e non smetti mai di suonare.

 

Naima
(John Coltrane)

dolcemente strappa la pelle
del viso
scivola
giù
indolore
fino ai piedi

I nervi
viaggiano
tra cartilagini e giunture
elettrica rete
s’infiamma

pietra miliare
snodo
sinapsi
da fiato a fiato
da sponda a sponda

L’arte
di ingannare la morte
è tutta nella gola.

 

Exodus
(Fausto Ferraiuolo)

dove andare
dove andare fuori da questo luogo
senza bagaglio e scarpe
di notte
col nostro scheletro
e un pensiero martellante

dove andare
fuori da questa stanza che ci spia
dai suoi oblò
con musica narcotica
acqua materna di fiaba
narrata
da mille e mille anni
verso altra diga o scafo
o sfondato mare?

come un popolo
sempre in cerca della sua aria
sempre in cerca
finisce
contro un muro

 

Queste poesie sono nate dalle suggestioni di brani musicali ascoltati nel corso di lunghe serate estive.

 

Lucetta Frisa, poeta, scrittrice e traduttrice, è nata e risiede a Genova. Tra i suoi libri di poesia: La follia dei morti (Campanotto,1993), Notte alta (Book,1997), L’altra (Manni,2001), la silloge Disarmare la tristezza (Dialogolibri,2003), Siamo appena figure (GED, 2003), Se fossimo immortali (Joker, 2006) e Ritorno alla spiaggia (La Vita felice, 2009). Tra i libri tradotti, ama ricordare i due di Bernard Noël: Artaud e Paule, 2005, e L’ombra del doppio, 2007 (entrambi per le edzioni Joker). Presente in diverse antologie come Il pensiero dominante (a cura di F.Loi e D.Rondoni, Garzanti, 2001), ha scritto in prosa, con Marco Ercolani, l’epistolario fantastico Nodi del cuore, 2000, e Anime strane, 2006 (entrambi per Greco & Greco) e Sento le voci (La Vita felice,2009) e insieme curano la collana I libri dell’Arca per Joker dove è appena apparso il suo Sulle tracce dei cardellini. Collabora alle riviste cartacee: La Clessidra, La Mosca di Milano e L’Immaginazione oltre a diversi siti-web tra cui http://rebstein.wordpress.com. Sempre in prosa, scrive racconti per ragazzi in Popotus, inserto del quotidiano Avvenire.

Varie volte finalista al Premio E. Montale e L. Montano, ha vinto il Lerici Pea per l’inedito 2005.