Federico Federici, prosa inedita “Due prose unite”, con una premessa di Mara Cini


Certi alfabetieri un tempo si chiamavano Primo incontro con le parole o qualcosa del genere. Molti scrittori hanno raccontato con emozione di questo loro primo incontro infantile (Benjamin nella sua Infanzia berlinese, Canetti in La lingua salvata…). La scoperta dei segni alfabetici, il potere della scrittura, la complessa operazione della lettura in fondo mai appresa completamente (ci sono sempre alfabeti da decifrare) si rivelano essere “il filo teso tra due margini invisibili di vuoto”.

E’ “Uno sguardo che fa vibrare l’alfabeto” e propone al lettore un’ esperienza di continuo rinnovamento nel nominare le cose nel “prenderle” nella loro essenza di geometrica struttura linguistica.

 

 

Due prose unite

 

Non per arrivare a sapere qualcosa, ma solo per dire un nome si sono dunque inventate le parole? Ciò che sicuramente vorremmo toccare invece ci meraviglia, raccolto nell’oscurità della sintassi dei suoni, senza ascoltare quale sia la sua voce.

È bello vedere le frasi farsi discorso, sbocciare dai contorni alle cose, filare via convinte, migliori tra tutti gli altri che invece tacciono, libere da una calca di pensieri, mostrare le ragioni, certe come cifre stampate a un foglio, arrivare al punto, scavalcarlo. Si va dietro la prima, fatta per scherzo all’inizio, poi diventata più vera, vera all’improvviso, che ne ha chiamata un’altra a convincere gli incerti. Una frase sola all’inizio, che sembrava aprire e chiudere il discorso, ci ha scoperti invece, messi sotto gli occhi di tutti a sostenere una parte, fatta solo di parole e argomenti, proprio per quelle parole che ora non ci lasciano più stare.

Non ci soccorrono i fatti, perchénon ci sono mai stati. Tutto si riduce cosìper dire, come quando al racconto di una storia si aggiungono i dettagli, che la rendono diversa a chi l’ascolta e la prende vera e impara così come vanno le cose al mondo, sentendosele dire, imparando solo a mettere bene la lingua sui denti e pronunciare i nomi.

Ecco un’ansia metafisica: prendere la parola – una – tolta al mondo, senza paragoni spingerla sul baratro sola, sino a non sapere più se salva o vinta dalla sorte, metterla di fronte al suo silenzio, assoluta, abbandonarla. Aspettare con pazienza e ripronunciarla umana, più umana, e umanamente risentire la paura in lei di quel momento, di piombare nel suo buio non-significante, non più interrogata o trattenuta, anzi sfigurata nelle cose.

Non so – dire, scrivere di più di quello che non scrivo, di quello che a fatica taccio perché già più sottile, di quello che trattengo alla parola, perché mai dia di più o di meno, in attrito al silenzio.

– « Sii cosa, vera! »

A tratti uno sguardo fa vibrare l’alfabeto, come a un primo incontro, un peso, un tuffo al cuore per il salto in volo di un uccello, sopra il filo teso tra due margini invisibili di vuoto.

Sembra mano a mano manchi il tempo e che tutta la vicenda per destino resti muta, nell’agitazione brulicante, tutta gesti osceni e segni di chi non sa nulla.

– « Dove vai? Dove si va? »

Quale nome – immagine del mondo – nella tenebra ci chiama a luce?

 

 

Federico Federici (Savona, 1974) è ricercatore e professore di Fisica, traduttore (da tedesco, russo, inglese) e scrittore. Ha pubblicato (a proprio nome, o a nome Antonio Diavoli) raccolte di poesia e prosa, traduzioni, articoli di critica. Ha preso parte a incontri e letture in Italia e all’estero, a mostre di pittura, a manifestazioni legate alla videopoesia e al cortometraggio. Ha tradotto e curato la prima edizione italiana delle poesie della poetessa indiana Rati Saxena e il primo lavoro postumo della poetessa russa Nika Turbina. Nel 2009, con L’opera racchiusa, è tra i vincitori del “Premio Lorenzo Montano” per l’opera edita. Nel 2010 esce in Inghilterra il poemetto Requiem auf einer Stele (The Conversation Paperpress, UK).

Di prossima pubblicazione lùmina (archivio apocalittico farsesco) per La Camera Verde e la traduzione di Adage Adagio (di David Nettleingham e Christopher Hobday) con un saggio introduttivo sulla poesia civile per le Edizioni Polìmata.

Cura su internet lo spazio http://leserpent.wordpress.com