Alessandro Assiri e Chiara De Luca, da “sui passi per non rimanere”, Fara 2008, con una nota di Rosa Pierno

Non esattamente un dialogo a distanza e anzi nemmeno un dialogo, pure se le poesie di Alessandro Assisi (sulle pagine pari) e di Chiara De Luca (sulle pagine dispari) si fronteggiano. Potremmo certo pensare che è solo la comune passione ad averli spinti verso un comune progetto. Anche se proprio la lettura dei due rispettivi modi poetici ci dà la possibilità di verificare un’ulteriore affinità nei modi trasversali e lacunosi che queste due originali forme di scrittura possiedono. Una tramatura: come se la poesia fosse una rete che ci consenta di afferrare e di perdere insieme, ma facendoci rendere conto, come attraverso una bilancia, di ciò che tratteniamo e di ciò che invece ci è sfuggito. Se in Assiri, infatti, c’è un costante senso di perdita - siano riferimenti o oggetti, sentimenti o certezze razionali - che sembrerebbe colpire persino lo spazio e il tempo: “ disperarsi a pochi passi da casa / dove il tempo non è pieno / ma solo arrotondato per tornare”, in De Luca c’è uno sgomento rispetto al potenziale uso del senso “a tradire che il messaggio l’avevamo / con gli occhi al buio forte decifrato, / sfatto in sillabe da sciogliere nel vento / per ricondensare a caso un senso”. Certamente un malessere di fronte all’infondatezza o alla fondatezza relativa o una sensibilità troppo acuta dell’inutilità del comprendere, eppure l’ineludibilità dell’atto è apertamente dichiarata: non si smetterà per questo di cercare e di scrivere poiché nella rete qualcosa resta e serve. Infatti, al fondo di questa miracolosa pesca, seppure non si ricomponga per Assiri la figura cercata disegnando (“come ti immagino vivi / bagnata così come ti dipingo”) e se per De Luca si tratti solo di un’operazione di dissimulazione, quasi uno stato perenne di difesa (“sono tinte forti che fingo / aver perduto, cose ) pure resta forte un ancoraggio a uno zoccolo duro di realtà da cui prendere le mosse o a cui tentare disperatamente di far ritorno. Poesia serve a reinventare la vita.

 

 

da sui passi per non rimanere

 

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Il tempo ha evacuato la terra dei fantasmi

snudato le lunghe lance della luce

che sfiora il tocco lieve dell’aria,

mentre si allungano ad accarezzare

insinuando la punta sul tavolino

per raddoppiarmi d’ombra le mani,

cammino dove più non potevo,

è solo chi il buio l’ha sceso

a vedere dove viene l’amore

come un fuoco dentro distante

in sentieri che non hanno riparo.

Chiara De Luca per non rimanere

 

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sono sui passi per non rimanere

come ieri, o era un altro magari

un viaggio che si adatta

al non essere più vero

di questo silenzio sceso

su chi non ti usa

su chi non ti chiama casa

per restare a bocca chiusa

Alessandro Assiri sui passi

 

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Nel tempo s’impara a migrare internamente,

per cambiare casa non occorre traslocare:

sbiadiscono le voci come stanche foto

non danno nostalgia paesaggi già sommersi,

s’incartano i ricordi belli per riporli

come ciò che del vissuto è stato risparmiato.

E’ una musica l’assenza che sfuma intensamente,

siamo note nel vuoto a cercare uno spartito

e non resta bianco all’infinito il pentagramma.

Chiara De Luca per non rimanere

 

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vedi torniamo a esser deboli

in ogni giorno che al futuro assomiglia

in un posto speciale dove

tragicamente

disperarsi a pochi passi da casa

dove il tempo non è pieno

ma solo arrotondato per tornare

Alessandro Assiri sui passi

 

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Forse per aver svestito a lungo le parole

immobile spiato dietro vetri inesistenti

premuto forte porte aperte per scoprire

nessuno a sporcare il bianco dell’attesa

l’urgenza segna adesso l’andatura

di un dire che non ha piùil tempo

di bussare

Chiara De Luca per non rimanere

 

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derivare è provenire

galleggiando dal fiume

prosciugato dalle pietre

levigate agli angoli

smussate

derivare è proseguire

tirar dritto verso il mare

Alessandro Assiri sui passi

 

 

Chiara De Luca, nata a Ferrara, scrive poesia, narrativa, saggistica e per il teatro. Traduce da inglese, francese, tedesco, spagnolo e portoghese. Ha pubblicato con Fara i romanzi La Collezionista (2005) e La mina (stra)vagante (2006). Per la poesia, La corolla del ricordo e animali prima del diluvio, entrambi nel 2010 con Kolibris Edizioni.

Ha creato le Edizioni Kolibris, dedicate alla traduzione e diffusione in Italia della migliore poesia straniera contemporanea: www.edizionikolibris.eu

 

Alessandro Assiri è nato nel 1962 a Bologna. Si occupa di arte e di promozione culturale nel territorio. I suoi ultimi volumi di poesia sono Quaderni dell’impostura (Lietocolle 2008) e La stanza delle poche righe (Manni 2010).