Ugo Mauthe, videolettura dalla raccolta “Vizio perverso”, nota di Laura Caccia


 

Malati di parola

Che la poesia sia il vizio perverso, che dà titolo alla raccolta di Ugo Mauthe, viene chiaramente dichiarato dall’autore:“è un classico finisce la giornata / inizia la poesia - non c’è verso / di smettere questo vizio perverso”. In contrasto, però, con il titolo, i testi si muovono con leggerezza ironica e sospesa, quasi a testimoniare quel vertĕre contenuto nell’aggettivo, quel volgersi silenzioso che risuona, quella folata di vento che porta altrove.

Vizio per il verso, dunque. E, insieme al verso, per il poco. Attraverso azioni di sottrazione, di cui l’autore si fa carico, nel rendere essenziali i suoi testi, come per effetto di erosione naturale. O come per malattia poetica, per la quale ironicamente si pensa anche alla ricetta, ma dalla quale non si cerca guarigione.

E i versi esprimono tutto il profondo e il sofferente dell’esistere. Dal sommerso enigmatico, che ci riguarda, alla superficie commerciale e acre del presente. Dalla percezione errante degli umani alle via crucis quotidiane. Alla parola Ugo Mauthe affida il senso della nostra navigazione. Come un vizio, un’abitudine radicata e persistente a dire.

Un’alterazione del linguaggio ordinario, la poesia. Che risuona della febbre del nostro errare di “terrestri navigatori”, del mistero sommerso, della tensione ad uno spazio altro.


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Da: involontario narciso

l’umano rosario si sgrana

escheriana sintesi di ultimi e primi
 

in fila sul filo che tutti trapassa

scivoliamo nel nostro mistero

 

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sulle rive di un lago scuro

niente letterarie memorie di rami

solo magri rami di memorie 
 

niente traghettatori solo noi

terrestri navigatori
 

silenziosamente

grideremo una parola che non è

terra - tu spera sia cielo

 

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Da: fotogrammi

 

c’era il silenzio

di sempre uguali pomeriggi domenicali

c’erano le tre del pomeriggio

di pomeriggi indifferenti - e c’eri tu

tu che altro non sei

che io in quelle ore lazzare

di morte domeniche

 

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è un classico finisce la giornata

inizia la poesia - non c’è verso

di smettere questo vizio perverso

 

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Da: la cognizione del poco
 

ti scrivo da quel luogo

che fa la differenza fra esserci

e scomparire

 

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lenzuola sfatte in fragili grotte

rifugi di tardivi sospiri - ultimo fiato

di un tempo abbandonato
 

è ora di alzarsi terremotando

nostalgie

 

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con la saggezza del proverbio

con la leggerezza della discrezione

con la cognizione del poco
 

potremmo ancora darci molto
 


Ugo Mauthe è un pubblicitario con una lunga storia professionale come copywriter, direttore creativo e docente di comunicazione. Accanto alla scrittura pubblicitaria ha sempre coltivato quella letteraria. Nel 2017 con la fiaba “Sem fa cucù” ha vinto Racconti nella Rete e il premio Miglior Autore al Fiabastrocca. Nel 2018 ha pubblicato con Giovane Holden Edizioni il romanzo “Qunellis”, una particolare favola nera post apocalittica e post umana. Nello stesso anno è uscita la raccolta di poesie “Minuziosa sopravvivenza”, Il Convivio Editore, che ha ottenuto riconoscimenti in vari concorsi, fra cui il secondo posto al Premio Il Meleto di Guido Gozzano. Suoi racconti, fiabe e poesie sono stati finalisti o premiati in molte manifestazioni, fra cui Albero Andronico, Argentario, Bukovsky, Pietro Carrera, Città di Castello, Città di Cattolica, Giovane Holden, Carlo Levi, Lorenzo Montano, Percorsi Letterari, Tomolo Experience, Andrea Torresano, Tra Secchia e Panaro. Si considera un privilegiato perché ogni giorno realizza il suo sogno: vivere scrivendo.