Alessandra Paganardi, videoletture da “La regola dell’orizzonte”, Puntoacapo 2019, nota di Rosa Pierno

Il racconto affonda i piedi nel terriccio ancora umido del passato, ancora foriero di raccolti e per questo ogni ricordo merita la coniugazione del verbo al presente e trova la propria classificazione etica nel tempo della stesura poetica. Scene che forse erano già scolpite nella natura come un destino, ma che bisognava decifrare dopo avere accumulato esperienza: “la bellezza ti ha tagliato via / sei rimasto per sempre” o aver vissuto l’intera esistenza. Comprendere equivale allora a leggere, ripercorrendo all’indietro, risalire, ritornando ai passi originari. A riprova, raggiungere la comprensione di quel che è accaduto non vuol dire poter modificare qualcosa, invertire la rotta. È semplicemente un perlustrare fino alla sorgente e lì tirare i fili. Inoltrandosi nelle sezioni della silloge, si fa ancora più forte lo stridìo tra la volontà dell’individuo e la forza della natura, mentre appare ancora più inefficace la scrittura che di questo scontro vorrebbe essere il saldo. Ma forse bisogna solo cambiare angolazione e, anziché trovare la legge unificante, che tutto lega, assentire “alla sorpresa di un verso inaspettato / come un abbraccio”. Mettere in atto strategie delicatissime come elitre di libellula e vivere, “dimenticare un attimo la sera / volare incandescenti un giorno ancora”.

 

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Uno stridore di corteccia

la falena barbagianni scontava

la disonesta affinità con l’albero

l’astuzia mendace della natura

una falange di bruchi bulimici

vendemmiava le foglie

la spigolatura fu

una chimica azzurra

il giardino tornato origami

 

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E’ una ferita la gioia

lascia sul muro lo schiaffo di un’ombra

l’allerta delle cellule

– paura primordiale dell’attacco

dell’insetto dagli occhi così inutili

penetrato di notte con le stelle –

per questo da bambino

dopo il frastuono della risata

ti guardavi le vene

 


Alessandra Paganardi è nata a Milano nel 1963. Attualmente è presente nella redazione della rivista letteraria internazionale “Gradiva”, nella giuria del premio omonimo e in quella del premio “Gozzano”. Ha tradotto autori anglofoni e francofoni fra cui: Carnevali, Breton, Barnes, Braque e Stevens. Sue raccolte di poesie: Tempo reale, Joker 2008 (premio San Domenichino 2009); Ospite che verrai, Joker 2005, (ristampa 2007). Plaquette: Frontiere apparenti, Puntoacapo 2009; Vedute, Ibiskos Ulivieri, 2008; Binario provvisorio, Seregno 2006; Potevamo dire l’assenza, Crimeni, 2005. È autrice di Saggi critici, aforismi e narrativa. Ha vinto i seguenti Primi Premi per la poesia: “Europa in versi” (2016); “Alda Merini” (2013), “Astrolabio” (2009), “San Domenichino” (2007 e 2009), “G. Gozzano” (2007), “D’Annunzio e la Versilia” (2007), “Dialogo” (2003),  La pazienza dell’inverno, Puntoacapo 2013 (premio Operauno) e La regola dell'orizzonte” (2019).