Sofia Demetrula Rosati, dalla raccolta inedita “Aphaia, di colei che svanisce”, nota di Giorgio Bonacini

Poesia dell’inizio, potremmo definire questo poemetto, che mette al centro la nascita della lingua, nella consapevolezza di sé e del mondo, affinché non si debbano “lasciare parole prive di storia”. Così lo sguardo dell’autrice si colloca nel tempo mitico (ma ancora ben vivo nella sua dimensione di svolgimento, crescita e anche inabissamento) delle antenate: madri e figlie che sviluppano la tela della conoscenza come punto di pensiero poetico iniziale e finale. Un intreccio extra-ordinario di sensi che crescono in sinestesie vere e reali. Perché in questo movimento “la veggenza”, scrive Rosati, “percorreva la trama e l’urgenza era l’ordito”. Dunque una parola di sensi plurali, dove il linguaggio prende vita dagli occhi, poi dal suono, per dare voce a una poesia intrisa di colori e lampi mobili nel canto.

 

 

dalla sezione, οι μητέρες - e l’inizio era svolto nel suo nome

 

*

ci rivolgevamo agli alberi quando

le ossa perdevano il sostegno della tenerezza

mulinelli d’acqua sorgiva

si annidavano nel midollo spinale

la massa scheletrica appariva fluorescente

con piccoli coni di luce che

stillavano dai pori cutanei

eravamo pura meraviglia e non

somigliavamo a nulla

ci coglieva lo stupore quando

potevamo sfiorarci ed emettevamo

leggeri suoni bluastri

dal vago sapore di felci

il verde non era ancora stato codificato

vagavamo tra il giallo sole e il blu acqua

 

*

quando i suoni divennero parole

conoscemmo la memoria e la dimenticanza

le grosse maglie del tempo scesero fra noi

imparammo a tessere dai ragni

la veggenza percorreva la trama

l’urgenza era l’ordito

iniziammo a costruire templi e coltivare grano

piccole sfere di storia si andavano disponendo

οι κόρες - le figlie della narrazione non diventano madri

 

*

ma la mia gola non narra

e non si nutre

le parole scritte assumono la

forma paradossale di una verità

cosi antica che ormai non

importa piu a nessuno e tutto

e coperto di polvere

e non c’e piu un corpo a

testimoniare o ad accusare

tutto e diventato antenato

e io sono qui costretta nel

mio ruolo perche un varco

almeno si apra e possa

iniziare a nutrirmi


Sofia Demetrula Rosati vive a Roma. Collabora con varie riviste, tra cui “Poesia”, ed è presente con suoi testi su vari siti online. Ha pubblicato su svariate raccolte antologiche e partecipa a reading di poesia. Traduce poesia dal greco moderno.

Ha pubblicato il volume L’azione è un’estroversione del corpo, edito da Cierre Grafica nella collana di poesia Opera Prima, diretta da Flavio Ermini.