Marco Pacioni, da “Lo sbarco salato del risveglio”, Interno Poesia 2018, nota di Rosa Pierno

Versione stampabilePDF version

Il paradossale Mediterraneo che dovrebbe unire le genti che si affacciano su di esso, diviene il luogo di una separazione invalicabile soprattutto culturalmente. E che proprio la cultura possa essere luogo di separazione è la questione cruciale affrontata dal poeta. Quel mare che Marco Pacioni naviga, soprattutto attraversando la lingua. Al suo interno, le assonanze, le cesure, il rimosso o il manifesto costruiscono le traversìe sulle onde di una navigazione in balìa del vento come del suono: “che le parti sono un parto”, “il corpo giù verso un altr’alto “. Ma anche materiali di risulta, come quelli lasciati dalle onde sulla riva memoriale: ”smeraldo sui depliant in vetrina / all’agenzia Conrad” o “rimmel d’albe boreali su velieri fotomontati”. Sullo sfondo mobile del mare, anche le poesie dedicate a varie persone procedono “da logos a logos”, mostrando la centralità di un linguistico ondeggiare per recuperare l’altro, l’escluso.

 

*

sbanda gronda

che non puoi tenere il nome al logo

dare corda allenta il nodo

e continui a scorrere il palmo

cercare il capo con le dita

finire per iniziare

poi la risacca moto d’Orfeo

ti fa scordare

e la parola è già al largo

prima di girarti da verso

una lingua è salpata

 

*

ammaini a vista dello scoglio

per il dormiveglia nello sciabordio

spoglie sparte

sul pelo dell’acqua

invece del sonno

appaiono quattro rime smisurate

còria di squartamento a largo

lapidi a galla

amari ammari

amare ammare


Marco Pacioni, insegna Storia del rinascimento nel programma USAC dell’Università della Tuscia (Viterbo) e per l’University of Alberta (Canada). È autore di Modernismo e condizione postmoderna (2005); Terrore, territorio e mare (2015), co-autore del libro su Proust Dalla parte di Marcel (2014); ha inoltre curato di Michele Ranchetti, Poesie edite e inedite (2008) e di Luca Della Robbia, La condanna a morte di Pietro Paolo Boscoli (2012). Collabora con “il manifesto” e “Alfabeta 2”. Ha contribuito al catalogo della mostra “La forza delle rovine” (Museo Nazionale Romano, Palazzo Altemps, Roma, ottobre-gennaio 2016).