Giovanni Fontana, da “Discrasie”, Novecentolibri 2018, nota di Rosa Pierno

Un continuo spostamento strategico ove l’obiettivo è la trasfigurazione visiva e acustica. Con influenze, intersezioni, mescidazioni, Giovanni Fontana in “Discrasie” complica la linearità testuale. Ciò comporta una continua sfasatura, non solo riguardo ai significanti, ma soprattutto ai significati. La scrittura evade da un contenitore canonico, trasborda per invadere altri campi, utilizzare altri media. Esce dai binari. Elasticamente sfugge alla presa, decentrando ogni questione. Non è una fuga in avanti, sebbene Fontana non manchi mai di ironia. La sua scrittura è un processo che moltiplica e fa esplodere le contraddizioni, che spinge le parole lungo i bordi della pagina e, imprimendo loro direzioni impreviste, le libera da sistemi irrigidenti e le apre a una nuova progettualità. Fontana è molto attento a legare, inoltre, strettamente la sua scrittura a una corporalità che è garanzia di autenticità, ma soprattutto di superamento, fra le altre cose, dei limiti tra organico e inorganico, tra io e collettività.

 

da Partita doppia

dove nominar le cose è realizzare cose / e la composizione è per campi sonori / per fasce sovrapposte / e la scrittura d’azione e le pittografie salgono / così che entrambi i settori pongono attenzione alla gestualità / per cacciar via la musica / con i bambini che corrono nella stanza

è l’utilizzazione di fonemi / di testi poetici smembrati / di frammenti di parole / di brandelli testuali passati di voce in voce / affidati da musicisti a vocalità non impostate / a voci recitanti impegnate in ricerche radicali / a sonorità mai frequentate prima in campo musicale

rincorrendo dimensioni spazio-temporali attraverso il movimento / l’immagine / la presenza del corpo e degli oggetti / il gesto / allora / si spinge oltre il suono / per considerarlo un puro e semplice residuo / le partiture ricche di indicazioni di comportamento dicono notazioni assai speciali.


Giovanni Fontana è poliartista, performer, autore di numerose pubblicazioni in forma tradizionale e multimediale, noto in campo internazionale; è architetto, nato nel 1946 a Frosinone, vive e lavora ad Alatri. È tra gli autori storici della poesia visiva e sonora internazionale e teorico della poesia pre-testuale e della poesia epigenetica. Tra le sue più recenti opere, la pièce radiofonica Strategie sonore sull’alcova dannunziana (Paris 2017) e Poema Bonotto, videopoema pubblicato in USB per drive dalla Fondazione Bonito, Molvena, 2017. La sua produzione sonora è documentata in una vasta discografia. Tra le più recenti scritture creativesi collocano Déchets, Dernier Télégramme 2014 e Questioni di scarti, Polimata 2012 Premio Feronia2013. Ha scriTto numerosi saggi. Ha collaborato con numerose riviste italiane ed estere. Ha fatto parte della redazione di Tam Tam, Baobab e Altri termini. Ha fondato la rivista di tecniche multimediali La taverna di Auerbach e l’audiorivista Momo. È direttori di Territori. Rivista di architettura e altri linguaggi. Ha al suo attivo oltre Seicento mostre di poesia visuale.