Dimitri Milleri, dalla raccolta inedita "Sistemi", nota di Laura Caccia

Prove del dire

 

Come in una trama scenica, che rende fragile il confine tra reale e finzione, si sviluppa la raccolta Sistemi. Dimitri Milleri dà voce a situazioni difficili tra ombre e luci, sale d’attesa e sale prova, campi e fuori campi. Tra “schegge di sceneggiatura” e “l’abisso dietro l’angolo”.

Sullo sfondo, la trama poetica evidenzia la distanza tra desiderio e sospetto, attesa e finzione, dolore e approssimazione, in tutte le varie condizioni del vissuto. Tra i sistemi, nervosi e complessi, che danno titolo alle parti interne, e gli elementi discordanti che li mettono in crisi: l’inatteso a spezzare la scena o un impulso desiderante a insediarsi nel reale.

In primo piano trovano allora evidenza l’inciampo, l’incerto: “Se sia una morte o cosa”. A creare dissonanze, ma anche prodigi disvelanti, da cui si viene comunque esclusi: “quando / l’aspettativa prende posto nel reale, / è sempre un terzo, vedi, a rivelarlo, / restando escluso dal miracolo non meno / di chi lo vive senza nominarlo”

Cosa può fare allora la parola? Cimentarsi comunque con le prove del dire? Di fronte all’ineluttabile della vita e ai suoi ossimori, quando “d’un tratto / non serve più cercare / parole complicate o gravi toni / di voce”, Dimitri Milleri trova spazio per inedite invocazioni e intonazioni, corrispondenze nel buio e nel fiorire dell’esistere: un desiderio, forse, di “entrare / senza sospetti in detta fioritura”.


 

Da: NERVOSI

La sera di nuvole è scesa presto,

con la sua calca di molecole d'acqua

che nella corsa scanso.
 

Di certe conifere basse è rimasto

un grumo d’aghi, l’odore del polline

che batte quello del pulviscolo.


Il buio si è aggiunto alle nuvole

e le nuvole al buio.

Tutto è sbocciato dolcemente,

come una scena provata da tempo,

finché qualcosa si è spezzato

in una pioggia intensa:

troppo, per non chiedersi

che cosa accada quando impari a trattenere.

Se sia una morte o cosa.

 

Da: COMPLESSI

L’INTONAZIONE

I

Tavole nere, un’araldica

fissa sul segno meno, un giustapporsi

di cuspidi contrarie, come sai:

geni monotoni, che poi significa

magre combinazioni.

Se anche non chiedessi niente, il corpo

abbarbicato in dure geometrie,

sarebbe già messaggio — tu comunque

non ti sei mai sottratta. Quanto ti costi trovare i pigmenti

in questo nero, davvero non so

se tu lo sappia o meno,

né so cosa sperare, ma ho imparato

come i pronomi si confondano nel rito

che non si dà deviare —

la frase ripetuta a scongiurare

che l’ansia di servirti non sia peso

che sogni allontanare.

[… ]

Ne siamo usciti male: solo questo

vorrebbero scambiarsi, e non lo fanno.

La sanno e non lo dicono il fantasma

di aver potuto essere altrimenti:

sanno che passa, raramente appare

come un Saturno, un astro innominato.


In ogni modo l’hanno preservato

dai moti centrifughi della lingua

con gli anni luce e mille palliativi,

posticipando morti, collisioni

già consumate altrove, mentre sotto

come una velatura, mollemente

nidificava il parassita, l’evidenza

che certe volte non puoi fare niente
 


Dimitri Milleri nasce a Bibbiena nel 1995. Dopo aver frequentato il liceo musicale di Arezzo si iscrive alla scuola di musica di Fiesole, dove frequenta il triennio di chitarra sotto la guida del Maestro A. Borghese. Esordisce nel 2017 con la silloge Frammenti Fragili, pubblicata dalla “Casa Editrice Rocco Carrabba” di Lanciano (Premio Tagete 2017). Suoi testi sono stati ospitati dai siti “Pioggia Obliqua” e “Inchiostro”, oltre che dal blog “Interno Poesia”. Sei poesie inedite si trovano all’interno dell’antologia Poeti italiani degli anni ’80 e 90’ edita da “Interno Poesia” e curata da Giulia Martini.