Guglielmo Peralta, prosa inedita “L’essere e il nulla: il superamento del nichilismo”, nota di Mara Cini

Il nulla è l’impensato

Il sogno è l’altro nome…del nulla

Tra l’impensato e il sogno c’è un mondo di qualcosa, di ritorni, dove l’essere che si rappresenta dice.

Dire dice sembra allora negare il nulla, poiché dicibile e detto.

Il nulla esiste: nella sua figura di parola scritta, nella sua traccia grafica, nel suono dei fonemi e del vocabolo pronunciato, nella configurazione della sua parola pensata e, con un altro nome, nel sogno.

 

 

L'ESSERE E IL NULLA: IL SUPERAMENTO DEL NICHILISMO

La creatio ex nihilo non ha altro principio se non in sé stessa e cioè in quel nulla che le garantisce l'esistenza eterna, in piena corrispondenza con l'aseità1 di Dio.

Il nulla non è l'affermazione e il trionfo del nichilismo, la negazione dell'essere; non è il precipitare della vita nel gorgo della morte, ma è l'assenza di un qualcosa, cui si possa fare risalire la nascita del mondo; cioè preesistente alla Creazione, al Creato. In questa accezione, il nulla è quel Principio che ha nella Creazione la sua affermazione, in quanto essa è creatio ex nihilo. Il nulla è l’essere in sé, “in potenza”, che si fa atto, cre-azione, dunque, Essere, Verbo, Voce, Parola divina. L'identità tra l'essere e il nulla è la risposta alla finitudine dell'umana esistenza, di cui costituisce il superamento. Perché il nulla, in quanto è l’essere eterno, assicura la sopravvivenza oltre la morte. Dobbiamo allora ripensare col nulla il nichilismo. uestoQuesto, dopo i suoi primi esordi in campo filosofico con Gorgia, per il quale «nulla è, se anche qualcosa fosse, non sarebbe conoscibile, se anche qualcosa fosse conoscibile, non sarebbe comunicabile agli altri»2, s’impone alla fine del secolo XVIII come dottrina negatrice degli ideali e dei valori tradizionali, nonché della stessa esistenza della realtà oggettiva, considerata solo una vacua e illusoria apparenza. Se il nichilismo, successivamente, ha in Nietzsche il suo più grande teorico, assertore e referente, se con lui si afferma e acquista notorietà e finisce per essere identificato, tuttavia, è in questo nostro tempo che esso, da semplice teoria, da pura visione del mondo si fa “pratica” corrente, dottrina viva, azione demolitrice quotidiana. Dissipati i valori tradizionali, tutto oggi sembra precipitare in quel nulla che il pensiero filosofico dell’Occidente, all’inizio della sua storia, ha definito come «ciò da cui le cose provengono e in cui alla fine ritornano». È questa un’affermazione vera, alla quale i nichilisti assegnano un valore negativo, in quanto essi negano l’esistenza di un «oltre» dopo la morte. L’asserzione assume il carattere di verità solo se diamo al nulla una connotazione diversa, positiva. Se il nulla è l’origine di Tutto non è possibile ammettere un oltre che l’oltrepassi, che sia prima di esso; dunque, il nulla è l’«oltre» invalicabile in cui Tutto già «è» e torna ad «essere». L’esistenza stessa non si pone tra la nascita e la morte, ma tra la venuta e il ritorno, rispettivamente, dell’essere «come» ente e dell’ente «in quanto» essere, ossia, tra il tempo dell’essere e la sua eternità. L’esistenza, allora, è la prova eclatante e miracolosa che il nulla esiste ed è l’essere trascendente e immanente al tempo stesso, in quanto esso è l’«oltre» invisibile e l’«ente» visibile col quale costituisce un essente: unione di anima e corpo, di spirito e materia. Alla fine della sua esistenza terrena, l’essere, scisso dall’ente, ascende alla sua dimora originaria. L’immanenza dell’essere è l’esistenza (ex-sistenza), o il «non essere» che non è la negazione dell’«essere», ma il modo diverso di quest’ultimo di essere, cioè il suo stare fuori come essente, nella forma, nella natura e nella condizione degli enti. L’esistenza, dunque, è la buona novella, l’annuncio dell’essere e la sua manifestazione; è il Significato che dobbiamo interpretare e riscoprire, perché esso è l’essere che si cela negli enti, che sono il suo modo di apparire.

La venuta e il ritorno costituiscono un movimento circolare e infinito, “l’eterno ritorno dell’uguale”, che non è, come per Nietzsche, il ripetersi di ciò che è stato, non è “dire sì alla vita”, nel senso di riconsegnarsi ad essa innumerevoli volte, come l’abbiamo già vissuta. Uguale è l’Essere, e non è il modo in cui si ri-presenta ma la sua immutabilità, l’identità che esso conserva nel suo divenire e apparire come altro da sé. Il nulla eterno, dunque, è da riferire alla natura dell’essere, non è il precipitare di tutte le cose nel nulla, di cui la morte sarebbe solo l’immagine vuota. Il nihilismo, nella sua svolta radicale, “mostra” il volto buono del nulla: la sua natura ontologica e il suo circolo vitale.

Se il nulla è l’essere, il pensiero del nulla è pensiero dell’essere, di qualcosa che «è» e attende di essere pensato, svelato. Dunque, il nulla è l’impensato. Quando il pensiero irrompe nel nulla, un non-essere si manifesta. Ogni ente è l’improptu del pensiero che pensa il nulla, il quale lascia sempre dietro di sé qualcosa d’impensato. L’impensato, in quanto attiene al pensiero e ne garantisce l’inesauribilità, è il pensiero che pensa infinitamente sé stesso. Il nulla, dunque, è l’infinito del pensiero che, sconfinando oltre il visibile, squarcia la caliginosa coltre e lascia che dall’assenza sorga un ente, una forma. Creare è sognare l’invisibile che da infinita distanza si svela e si dona all’Aperto. Così, nel flusso di luce dimora un’altra vita, nel frutto che matura si schiude l’increato. E nello specchio del mondo il sogno è l’altro nome e il volto buono del nulla. Il nichilismo, quale lo abbiamo qui rivalutato, è l’affermazione e il trionfo del nulla come principio ontologico, garante dell’essere assoluto e della sua eternità.

Poiché tra l’essere e il nulla c’è identità, affermare o negare l’esistenza dell’uno significa affermare o negare anche l’esistenza dell’altro. Paradossalmente, ma secondo la logica contraria al principio di non contraddizione, che giudica falsa la proposizione dove sussista un’opposizione tra termini, l’affermazione dell’essere è possibile solo attraverso la sua negazione, cioè il nulla. Non nel senso che l’assenza del nulla è la condizione necessaria per l’esistenza dell’essere - affermazione, questa, consona a quel principio perché priva di contraddizione - ma perché il nulla, in quanto è origine di tutte le cose, è l’essere necessario ed eterno che non rimanda ad altro essere all’infinito. Il nulla, dunque, non può essere negato, perché con esso si negherebbe la creazione stessa. Pertanto, la sua esistenza è vera perché vera è la creatio ex nihilo. La morte non è la negazione dell’essere ma il ritorno dell’ess-ente all’essere, così come la vita, l’esistenza, è la venuta dell’essere. E il morire è anche un non-essere, un “ex-sistere”: lo stare fuori dell’essere (spirito, anima), il suo distacco dall’ente (corpo, materia) per ritornare all’Unità del Tutto, all’Essere o al Nulla, il quale non è ciò da cui tutte le cose provengono, ma è Esso stesso il Tutto che pro-viene, si manifesta al pensiero lasciando fuori di sé «sempre» qualcosa d’impensato, che ne garantisce l’infinitezza. Ed è quel ritorno tramite la morte, la quale non è, perciò, annichilimento ma l’apertura sull’infinito, che non può avere una fine. Nel grande teatro del mondo, dove l’essere si rappresenta, il sipario resta aperto, perché lo spettacolo della vita sempre ricomincia.


Guglielmo Peralta vive a Palermo. Ha pubblicato quattro sillogi poetiche: Il mondo in disuso, I.L.A. Palma, Palermo1969; Soaltà, Federico editore, Palermo 2001; Sognagione, The Lamp Art Edition, Palermo 2009 (pubblicata anche in versione e-Book da LaRecherche.it); Sul far della Poesia, SCe edizioni, febbraio 2022. Nel dicembre 2004 ha fondato la rivista monografica “della Soaltà”. Nel 2011 è uscito il romanzo H-ombre-S, pubblicato da Genesi Editrice. Ha vinto il Premio Cesare Pavese 2012 per la saggistica inedita con un saggio sull’Autore. Nel 2015 è uscito il saggio La via dello stupore nella visione est-etica della soaltà per le edizioni Thule; nel 2017 ha pubblicato Filigrane (saggi, critica letteraria e prose poetiche), Genesi editrice, e nel 2018 il saggio La società felice, Aletti editore. Per i tipi della Youcanprint, la versione teatrale del romanzo H-ombre-S col medesimo titolo.


 

1 - Nella teologia medievale, è la condizione di Dio, la cui perfezione consiste nell'avere in sé stesso il principio della sua esistenza.

2 - Gorgia, Sul non essere o sulla natura