Andrea Marinucci, dalla raccolta inedita “Case di passaggio”, nota di Giorgio Bonacini

Questa raccolta poetica avvolge il lettore dentro un percorso lentissimo di ondulazioni malinconiche. E lo fa con versi attraversati da un filo costante di leggera nostalgia. Il tema è il luogo dell’abitare: dunque dello stare ma contemporaneamente anche dell’abbandonare. E’ la ricerca di un ascolto a muovere l’andamento del poema: anche un semplice suono in ciò che si disabita. Marinucci compone un canto compatto, ma non forzato; aderente al sentimento ma non rigidamente legato. Un movimento tenuto insieme dalla parola, una visione dei luoghi visitati e dei ricordi sottovoce; uniti tutti da quella speciale sensibilità contenuta in un dire poetico affidato a un tempo senza tempo, a “un dove libero di storie”. Abitare è libertà di andare o di restare, liberando e illuminando ogni intima ombra.

 

Dalla sezione Elegia del trasloco

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Si direbbe immancabile tornare accanto

familiare come è colta per caso una voce amica,

nella polvere altre volte raccolta in altre stanze

o in quella opaca avventura di stanze che fuori,

di questo abitare, nutre e trattiene

come un rifugio paterno, un dove libero di storie.

Iniziare da qui nel viaggio la cura d'intorno.

Cercarlo conosciuto più spesso nei giorni

in una cautela di luoghi nostri tra gioie disarmate

di nomi da perdere e senza riconoscere niente

restituire. Eppure dispongo ogni pacco

e al tuo ritorno il mio si accorda

al tuo seguirmi prezioso di passi

tra i mobili vuoti nelle stanze tra noi

tesi e determinati a far bianco il tempo

di un qualche gesto che cancelli

il rimorso di ciò che è nuovo.

 

Dalla sezione Intorno alla casa

Abitare distanti

Alcuni bambini, com'ero io,

imparano più che altro la distanza.

L'impressione che dietro l'incresparsi

rabbioso di un orizzonte di sassi

come nel fondo gonfio dell'onda di

quando è già troppo tardi per ritrattare

e nascondersi tra i cigli infantili

di una inguaribile colpa da nulla,

ci sia davvero la casa che ti

riconosce suo e che non credevi

potesse chiederti da allora.

Oggi, che cerchi stancamente

il ricordo di com'era, la protesta

muta nella prima ferita della vista

ferma di bambino, scopri viva

quella felicità che sai tradire

in uno stupore

a cui quasi non credi.

 

Dalla sezione Sulla porta

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A volte, potendo raccogliere

il delicato istinto nel tempo

di porre all’aperto un angolo intatto

di intimo riparo, ascoltando con la cura

di una mano l’interno stupefatto

di una casa vuota, abitata,

come il dorso caldo che trattieni

quando non vorresti altro che il mio corpo

quando non chiedi che il mio destino,

ti sento in un modo nuovo, più pietoso

di ciò che lentamente si consuma

della nostra memoria e arrende

il colmo del desiderio a nutrire

di noi quel che non sapremo

 


Andrea Marinucci, nasce in Abruzzo (1983) e, dopo gli studi scolastici, si forma dal punto di vista accademico all’Università di Bologna, dove affina la passione letteraria laureandosi al termine del percorso con una tesi di poetica. Vive e lavora attualmente a Verona. L’opera Case di passaggio è da intendersi come un’opera prima.