Leopoldo Attolico, da “Si fa per dire” (Tutte le poesie 1964-2016), Marco Saya 2018, nota di Mara Cini

Note brevissime per un volume che raccoglie oltre cinquant’anni di lavoro di Leopoldo Attolico. Un volume “importante” dove si trovano riunite molte raccolte pubblicate, diversi inediti, una notevole bibliografia critica…

Note brevissime allora, come un sorvolare sulle pagine. La veloce cattura di suggestioni trovata nelle prime poesie di “Piccolo spacciatore” dove la parola appare, anche, come cosa da celare, da serbare in un vano, eternamente. In quel rifugio, in quel rifiuto di un dire esplicito, ci si potrà trovare, ancora, tesori. Tra accenni a certe fisicità percettive, a comuni, feriali, vicissitudini o a più private esperienze, ci si potrà ritrovare in una gemma nera.

E’ questa offerta di un mistero non chiarito il senso della parola e, di più, della parola di poesia (la gemma nera, appunto). Il concentrato di significati che sta nell’ambra di un ricordo non è però soltanto messaggio cifrato se si è impegnati, con ironia, anche, a farlo ritornare sillaba sulla terra. Con la consapevolezza, comunque, di essere sempre in bilico tra quello che si riesce a dire e quello che accade, improvviso, unico, inafferrabile, tra scintille di memorie e oro del presente.

 

ETERNAMENTE

Incagliata nel tempo

c’è una gemma nera,

un’eco che non ritorna,

un’offerta di mistero non chiarito.

Nella fisicità felice di un volo

e nell’ambra di un ricordo

la percezione dell’immenso,

del tempo, della vita.

Nella speranza di sole

la necessità di non morire,

di non morire più,

di restare eternamente giovane

 

I VERSI

C’è dentro

l’abitudine calata a perdifiato

nel chiamarsi per nome,

storia grande di occhi e di stupore

in visita a un diario affogato nel mare.

Dal fondo si contrae sempre una nota

e ogni volta si scorda del suo peso

per ritornare sillaba sulla terra.

Non ha più nulla:

persuasione, durata, vento di vittoria;

chiede soltanto di non essere delusa.

Non più di tanto

nel lasciarla andare

gli ha promesso

tutelare

l’innocenza

 

TOCCATA E FUGA

Nella pietra serena scaldata dal sole,

nel pianissimo andante del vento

a capofitto le mie parole

Basta una fredda scintilla alla memoria,

che come ape infreddolita si posa per terra,

per riscaldarsi tutta

Ma l’ape beve la sua pace e non si pente.

Le parole sono solo una folla curiosa e satolla,

toccata e fuga nell’oro del presente


Leopoldo Attolico vive a Roma. Dalla seconda metà degli anni 80 si è occupato di poesia performativa antistress, nutrita di leggerezza lessicale, giocosità, ironia/autoironia e senso del paradosso. Suoi interventi sono apparsi in antologie, repertori, quotidiani e nelle principali riviste letterarie italiane. Una scelta significativa dei suoi testi è stata pubblicata presso Chelsea, New York, 2004. È stato tra i redattori di Poiesis e lo è attualmente di Capoverso.