René Corona, da “Compitare nei cortili”, puntoacapo 2019, nota di Rosa Pierno

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Nulla esiste nel presente che non rechi traccia di ciò che è passato e che pure, resta lì infitto, a dare profondità all’insignificanza, valore al transeunte. Anzi sembra fornire un’incrollabile sicurezza la polvere che si accumula e che testimonia della possibilità di leggere, negli eventi più insignificanti, il valore che assumeranno nella totalità di ciò che è trascorso. Tale garanzia si estende al punto che diventano riscontrabili “le stesse malinconie/ la stessa acqua”. Il movimento della raccolta coincide con quello di un tango, ove la passione è un movimento di risulta, un reperto che va alla deriva. E via via è il linguaggio che assedia la scena fino a risultare l’unico convenuto: “ossimoro / e sfuggevoli metafore/ chiamarti dalle terre lutulenti”. Nulla risponde al richiamo, se non le parole con le quali il passato ritorna. Ritessuto. D’altra parte, il passato è una ricostruzione che con la realtà condivide sempre meno, con l’aumentare del tempo. È sull’onda del linguaggio che Corona, sulle orme di Baudelaire, riserva il suo sguardo ad alcuni risvolti della contemporaneità, non mancando di offrircene una critica serrata e tagliente, in un tentativo di recupero di alcune valenze che non può che naufragare, ma che non si può nemmeno evitare di compiere.

 

certami

 

le tue pantraccole da sgherro vigile

fanno scompisciare dalle risate il mio animo peritoso

ma alla mia musa non arrivi nemmeno ai talloni

figurarsi ai suoi stivali gatteschi

 

la tua mente fumida

certo si può rallegrare di tale ferace

vigilanza notturna

ma sappi che

 

il mio sonno è irenico e le mie notti portano sempre consigli

è questo il vero riposo del guerriero

raumilia anche i cuori più tortuosi di una viottola bagascia

come il tuo

 

vita vissuta nel tentativo di fermare il tempo

 

tagliaborse attaccabrighe perditempo

cavadenti strizzacervelli

fannulloni bighelloni scansafatiche perdigiorno

stracca piazze

tirapiedi leccapiedi baciapile pinzocheri bacchettoni

bigotti

capibastone magnaccioni mangiapreti

mangiacrauti mangiarosbif mangiarane macaroni

mi attaccavano bottone per un nonnulla

 

io avevo altri grattacapi

bancarotte sentimentali

disfunzioni poetiche

rendiconti inutili da stilare

 

ma non trovavo le parole giuste

per mandarli a quel paese

 

presi così l’ultimo treno della sera

e al primo passaggio a livello

attraversai e me ne andai

 

nel frattempo le rose morivano sui marciapiedi

e nel grande vaso annegato nell’acquaio

alcuni tulipani sbocciarono

 

appena in tempo per il grande rientro

dell’autunno

con anemoni e azalee nella cartella

(e voti di condotta pessimi)

 

e una matita spezzata per chiudere

con un tratto longilineo obliquo

indeciso

ma preciso

 

come una freccia nel batticuore

 


René Corona è docente di Lingua e traduzione francese, presso il Dipartimento di Scienze cognitive, psicologiche, pedagogiche e degli studi culturali dell’Università degli Studi di Messina. Ha pubblicato saggi che riguardano la poetica, la storia della lingua francese, la traduzione, la sinonimia, la letteratura, la sociolinguistica e la lessicografia. È autore di due romanzi e di diversi libri di poesia.