Francesca Monnetti, poemetto inedito “Antalgie”, nota di Marco Furia

Poetici coinvolgimenti

Con “Antalgie”, Francesca Monnetti propone un componimento davvero intenso nelle sue quasi aforistiche forme.

Già all’inizio, la pronuncia

“esterno uguale interno”

induce a riflettere sulla pregnanza di un senso che non corrisponde al significato logico di termini che nel linguaggio ordinario appaiono contrapposti, ma che

“di specie sinuosa

isomorfa estrosa”

bene convivono in condizione di uguaglianza nella poesia in esame.

Più avanti, la poetessa riesce a sorprenderci con una sequenza in cui il dato esistenziale, richiamato dalla parola “vivilo”, riguarda un vuoto da considerare nel suo integro emergere:

“vivilo … il vuoto

non sfumarlo”.

Più oltre, con

“per un po’ … per combinazione

in variazione … ti riconosco”

Francesca mostra come non sia certo la rigidità fisionomica a consentire il riconoscimento: ossia come, nel suo vedere, l’affiorare d’immagini ed emozioni si combinino per via di una sorta di sinfonico ritmo capace di risvegliare sensi di familiarità.

Suoni, colori, odori, figure, non sono per la poetessa singoli aspetti definibili in maniera risolutiva, bensì veri e propri ingredienti di circostanze non esauribili dalle parole: fino a qual punto possiamo dire la nostra vita?

Questa mi pare la domanda sottesa all’agile versificazione di “Antalgie”.

Domanda che, forse, trova risposta nei versi

“tra caos e caso

un ordine esce”

 

pur viene a deporsi

 

… materia e forma

ritornano a sé”.

Versi proposti con l’immediata semplicità di chi considera talmente naturale ciò che dice, da riuscire a farlo avvertire normale anche al lettore.

Siamo al cospetto di un idioma tendenzialmente coinvolgente?

Quello poetico lo è sempre.

 

Da “Antalgie”

In-compiuta

 

più netti

vanno resi i contorni

 

mentre tendono

e flettono ancora

le linee dei corpi

 

i dintorni

più non dilatano

i volti dentro

non sformano

 

i pezzi dell’essere

... pur sempre

dimorano in te

 

or su dunque

sia fatta pulizia

nel mio nido ...

 

... si diradano

i dettagli

sfocano in ombre

 

tratti di-visi

risorti ricorrono

altrove si fondono

 

sedimentano

in me

 

scarno ... congruo

il quadro

nello specchio

rotondo

 

tra caos e caso

un ordine esce

 

pur viene a deporsi

 

... materia e forma

ritornano a sé.

 

Francesca Monnetti è nata a Firenze dove ha compiuto studi in ambito filosofico-morale. La sua prima raccolta, “in-solite movenze”, finalista al “Montano” 2008, è stata pubblicata da Cierre Grafica l’anno seguente. Una sua silloge inedita ha vinto la IV edizione del Premio Sergio De Risio nel 2010. La sua poesia è stata presentata nel sito blanc de ta nuque da Stefano Guglielmin. Una selezione di suoi testi poetici inediti è uscita on-line su “Arcipelago Itaca”.