Silvia Rosa, "SoloMinuscolaScrittura", La Vita felice 2012

Silvia Rosa “SoloMinuscolaScrittura” La Vita Felice, 2012

 

 

da “Solo”

 

 

 sms#3

 

vorrei starmene qui a fissare geometrie marine,

cadere nel cono luminoso dell’estate senza uscita,

precipitare con le ciglia incollate a sale e sabbia

nella quiete tenera di questa rimozione di me,

dimenticarmi quaggiù quando le ombre si fa-

ranno fitte, non voltarmi, non voltarmi indietro,

colare piano nel presente, un grumo secco che si

scioglie e fluisce nel domani

 

 

da “Scrittura”

 

sms#37

 

la sera e le sue longitudini scomposte in richiami,

che si dilatano lune rotte silenzi una culla che

attraversa breve l’aria come un sorriso, da oc-

cidente oltre il punto cardinale più vicino alle

ombre incerte dei ricordi, lancetta dopo lancetta

il rintocco, al buio non affondare mai le dita

nei cassetti tutti di fogli scritti bianchi e neri,

sette meno uno, aperto, un lettino duro in cui

stendersi, attendere l’alba minuscola, qualche

accenno di chiarità domestiche, un sonno te-

nero di morte, latitudine zero infine la vertigine

autentica, l’urlo incrostato tra il legno, le pareti,

ciò che resta del cielo, lo specchio che non ti

riflette, le mani raccolte nel grembo due stelle –

costellazione desiderio – cadute

 

sms#47

 

il sangue caldo nelle vene sottopelle pulsa messag-

gi in codice, non ho più parole, devo inventarmi

una lingua nuova fitta di sorrisi del cielo terso dei

tuoi occhi delle tue mani il punto e a capo delle

tue labbra la parentesi tonda dell’esitazione, la

dolcezza che ha il tuo nome, ora, vorrei imparare

a dire questo mondo altro, vorrei imparare a dirti

 

 

Il respiro lungo della prosa fa quasi da viatico a una visionarietà obbligata, forzata dalla insufficienza del reale, il quale è inospitale a causa delle condizioni esistenziali minime, frammentarie, che offre. Se tragedie vi hanno luogo è solo per produrre processi di disarcionamento rispetto a tali rastremate situazioni esistenziali, ma Silvia Rosa le rovescia costruendo alfine uno scenario di meraviglioso cartone splendidamente colorato, e mobilissimo, capace di nascondere il vuoto, o meglio la verità del reale percepito. Così la poetessa in questa breve raccolta “SoloMinuscolaScrittura” mette in scena una serie di fughe attuate tramite varie strategie: la metamorfosi, la piena coincidenza con ciò che sta guardando, l’uso della distrazione e del buio. Presta persino parole alle cose per simulare un dialogo con l’inanimato: “il sole è smarrito, le foglie morte incollate al cielo sono messaggi d’addio. o maledizioni sbiadite che ingravidano di nero le nuvole”. Nulla viene tralasciato degli appigli che possano fornirle una via di fuga dalle proprie inquietudini, o la creazione di inusitate prospettive, per forgiare un ambiente maggiormente accogliente. In questa polarità tra il sentirsi vinta e il sentirsi invincibile si consuma la tragedia di una sensibilità arroventata. La consapevolezza di un io che non si accontenta degli esiti esistenziali e non demorde dall’arroccarsi nell’ultima inutile difesa. Persino quella di immaginarsi erba del giardino, pur di raggiungere lo stato di “quando l’amore si ama amando e smette di essere un esercizio d’infinite attese e discipline”. Sottrarsi alla lancinante ferita dell’amore non è esercizio per molti e qui la scrittura diviene strumento sonoro e vibratile per le continue trasmutazioni e variazioni, le quali consentono di non credere a quel che è. Solo scrittura ripristina amore come deve essere. (R. P.)

 

 

Silvia Rosa nel 1976 a Torino. I suoi lavori sono apparsi in numerosi siti, blog letterari, riviste e volumi antologici. Nel 2010 ha pubblicato la raccolta Di sole voci edita da Lieto Colle. Nel 2011 ha pubblicato Corrispondenza (d)al limite per Clepsydra edizioni (con immagini fotografiche di Giusy Calia).