Renato Sida

Da “Fughe”

 

***

In te un nodo ho scorso di schemi

e di parole, ho trovato in te

financo il sole ingarbugliato nelle liane.

Lo sciuride risale a rubarti un'intuizione

e poï fugge su,

tra le fronde in cui si strugge e si nasconde.

Già dall'abisso tu ti siedi affiso

o pratichi il sentiero irto in cui

non-vivo ad inseguirti, ablativo.

 

***

no, non era la coscienza

a soggiogarmi in questo fitto

stuolo

di foglie secche e rossegialle (in cui

annego a capofitto). Non nego:

lui era affatto la potenza, a cui

tu manchi sempre; atto

per la qual cosa forse all’agere che anche (in quanto)

è inerme - per diritto; per pura conformazione

dei nostri ranghi. Giacché quando

tu vedi, egli non è - e quando

tu non sei, pur sempre

da te per sua definizione propria

(tu vedi, egli non è) dipende.

 


Renato Sida, nato ad Albegna nel 1992, è dottorando in Filosofia presso l’Università di Genova. La sua opera prima, Ermeneutica (Erga 2013), lo ha spinto per ragioni estetologiche e personali a privilegiare nel tempo una dimensione intima della poesia e a distaccarsi dalle forme di autoreferenzialità autoriale.