Ultima pagina: Paolo Donini, “Noterella liquida”, su Silvia Comoglio

Noterella liquida per “Il vogatore”

a Silvia Comoglio

 

Questo libro è un guado a fior di labbra. Il solco-solcato dalla voga procede a ritroso.

Ritroso (e ritrosia) di cui occorrerà dar conto.

Il solco intanto è il tratto-fratto, il taglio delle labbra aperte al mormorare e subito chiuse, la scia di chiglia mai definitiva

ma sempre aperta/chiusa: dietro di noi? Forse.

La paginetta attinge, in un secchiello forato, quella che il buon borghese chiamerà (liquidandola) una melodia fluviale: noi sentiamo invece

dal colabrodo sillabico ogni fonema quando cerca (e trova) un suo rimbalzo.

La voga del resto non può che essere percussiva,

ma certo non perduta, come parrebbe, nella malia del flutto, il corpo

però non esce sulla rena mai: perché?

Forse perché non è di corpo che si vuol trattare, qui – ecco la ritrosia

ma del lungo palo intinto (ah scrittura!) , del lavorio di braccia sul canale (verbale) senza gondoliere e, naturalmente, della sua scia labiale (ah moto delle labbra e non-parola!)

Nessun naufragio del resto incombe, il rischio in queste onde è tornaconto dei segni issati dall’accento senza però sortire

dalla lingua, essendo questa l’acqua che monta nel tratto-fratto, alle labbra marea inclusa.

Avanti, dite? Ma no: indietro. Ecco il ritroso a cui il filo di una voce si addipana: il flutto

del tempo si ricapitola perché qui, signori, si va alla fonte, spolpando la lingua del suo scoglio, pesce che si delisca e splende in tras-lucenza (o: licenza, che dir si voglia).

Per questo l’isola è ancora e sempre là davanti, non fosse che si scava navigando la voce

se la terra del nome sull’onda a specchio, tremula e vibrante, si scolpisce.

 

13 ottobre 2015 Paolo Donini