Lino Giarrusso, In febbrile peregrinare, con una nota di Marco Furia

Lino Giarrusso, "In febbrile peregrinare"

 

Con "In febbrile peregrinare", Lino Giarrusso presenta una sintetica riflessione su quanto, lungo ardui itinerari idiomatici, può emergere quale idea o parola.

Si tratta di un'immediata percezione del fatto che il linguaggio risulta fondato esclusivamente su regole date non una volta per tutte, ossia di come un costruttore di testi (il poeta) si trovi a doversi riferire ad una materia la cui forma, mai già disponibile, occorre porre in essere per via di nuovi accostamenti.

Ne possono nascere inquietudini, turbamenti, preoccupazioni, ma, se il processo creativo ha felice esito "l'incoerenza s'acqueta".

S'acquieta, forse, perché si è perfezionata "la complessa decifrazione / del nulla"?

Bene, credo la poesia consista in un'originale lingua - forma di vita e, perciò, non nel nulla, ma ritengo altresì che siffatta espressione possa in questo caso essere considerata presa d'atto dell'assenza di aprioristici fondamenti della lingua, alludendo, appunto, alla difficile attività del poeta.

La pronuncia "delicata armonia", ad esempio, mi pare renda convincente testimonianza dell'esistenza di valori scaturenti da esperienze costruttive, ossia d'impegnativo lavoro sulle parole, escludendo qualunque nichilismo poetico.

Il tutto in otto eleganti, intensi versi.

 

***

in febbrile peregrinare
le idee vagano in tortuose albe
le parole mutano di suono
l’incoerenza s’acqueta
esulta
in delicata armonia
la complessa decifrazione
del nulla

 

Lino Giarrusso vive ad Augusta, in provincia di Siracusa. Ha pubblicato i seguenti volumi di poesia: Cocktail, 1982; La tegola sul capo, 1990; Dove dormono le lumache, 2000; Nel tempo, 2006. Ha partecipato nel 2005 e 2006 a Umanitaria, indetta da Aldo Forbice a Valmontone. Finalista al Premio “La Zisa” nel 2008 e segnalato al “Domenico Rea” 2008.