Marcella Corsi, ...) E ti dolzura, con una nota di Marco Furia

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Marcella Corsi, "...) E ti dolzura"

 

Con "...) e ti dolzura", Marcella Corsi presenta quindici versi la cui forma, echeggiante antichi ritmi, rimanda nel contempo a sé medesima ed al suo contenuto: a sé medesima, poiché incuriosisce quel suo negarsi, almeno alla prima lettura, alla normale comprensibilità (non a caso viene tradotta), nonché al suo contenuto, la dolcezza, più volte esplicitamente richiamato.

Una contraddizione?

Per nulla, se è vero che qualunque aspetto, in quanto tale, può essere fatto proprio dalla poesia e che perfino il consueto rapporto scrittura - suo oggetto può avere risvolti non scontati.

Una banalità qui esclusa da lineamenti idiomatici inconsueti, difficili proprio in quanto già a prima vista sembrano promuovere un dettato impostato, per così dire, su canoni tradizionali eppure non immediatamente intelligibili.

Un gioco?

Anche, senza dubbio, ma di quelli non da poco, poiché capace d'indurci a riflettere su come la parola possieda una specifica natura, ossia su come qualunque traduzione, anche autentica, costituisca nuova opera, certo simile, ma, proprio per questo, differente rispetto all'originale.

E poi, come non provare commozione di fronte a quella "dolzura" (dolcezza) in grado di sopravvivere "noi nonostante"?

 

***

...) e ti dolzura che te vorressi
rinverdire e dolzemente avere loco
e permanere e rindolzire noi pure
e liberare de nostre durizie più dure
ti dolzura minuscola, ‘nnascosa
‘ndoleita de tanto nasconderse
in tra durizie nostre grandi, ti
picolizia impertinente de frescura
intima mente pura, de nullo indolente
- donde te prende forsa e duratura
come te ‘ntrighi ne la tera nostra dura
e nuda de le piante che sole te nudre
donde te prende forsa che te dure
noi nonostante e tutta intiera
la durizia nostra contra la vida vera

 

***

...) e tu dolcezza che vorresti
rinverdire e dolcemente avere luogo
e permanere ed indolcire noi pure
e liberarci delle durezze più dure
tu dolcezza minuscola, nascosta
indolenzita da tanto nascondersi
tra le durezze nostre grandi, tu
piccolezza impertinente di frescura
intimamente pura, di nulla indolente
- da dove prendi la tua forza dutatura
come t’impasti con la nostra terra dura
e nuda delle piante che sole ti nutrono
da dove prendi forza che ti duri
noi nonostante e tutta intera
la durezza nostra contro la vita vera

 

Marcella Corsi, milanese di nascita, vive a Roma. Tra le pubblicazioni di poesia: Cinque poeti del Premio “Laura Nobile”, All’insegna del pesce d’oro di Vanni Scheiwiller 1992; Hanno un difetto i fiori, Amadeus 1994; Distanze, Archivi del Novecento 2006, premio Antonia Pozzi.