Gabriella Montanari, da “Si chiude da sé”, Gilgamesh Edizioni, 2016, nota di Flavio Ermini

Gabriella Montanari è poeta, narratrice, critica d’arte, fotografa.

Oggetto di studio della sua poesia vuole essere la vita nel suo complesso. Vita intesa non come cosa tra le cose, non come oggetto da definire.

La domanda che Gabriella Montanari si pone è questa: sulla vita in quanto tale, da dove è lecito iniziare a interrogarsi? Per subito soggiungere: chi o cosa interrogare per raggiungere questo scopo?

Ed ecco cosa impone Si chiude da sé: impone di accettare la finitezza e la fragilità costitutive della nostra esistenza; impone di vivere ora e qui la nostra morte futura, come se ogni momento fosse l’ultimo; impone di decidersi finalmente per una vita autentica!

Diciamolo con maggiore chiarezza: Si chiude da sé svela che il vero male, la nostra vera disgrazia è quanto avviene non per la Natura, ma nell’andare contro la Natura.

Detto ancor più chiaramente, la vera catastrofe avviene quando non facciamo i conti con le nostre passioni, quando cerchiamo di sfuggire all’attrito della vita.

 

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passato è stato il nostro tempo verbale. futuro condizionato, sottovuoto. poco igienico.

spietata grammatica dei fuoritema per la maestrina spiumata e l’alunno redento,

banchi d’imputati in fila ignara, bacchetta e bacio, e il fiume rosso delle sviste.

fossimo stati la malacopia dell’otto e mezzo sperato, o anche solo una merenda

o un suggerimento, un vocabolo capace di rimare con comprensione.

bocciata a pieni voti, svuoto la cartella dalle ultime, pesanti briciole di lezioni

e raccolgo camomilla per la sera lunga e senza compiti.

in controluce, io senza contorno, tu calco, leggi il doppioverso che ti mando.

ripetente in amore, ammaccata dalle prove, lucida da scegliere tre volte te.

 

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testimone un mare ampio di vedute, mi avresti legato un’alga d’argento all’anulare.

ti avrei dato un figlio morbido, con la mappa dei tuoi nei e i miei alluci ellenici,

nome di punta e di cognome di tacco per calzare il nostro ritorno all’utero del sud.

sul castagno dei cento cavalli avresti modellato per noi un nido di saliva e salvia,

tetto aperto su saturno, risa nel piatto e tavola spalancata agli appetiti del bosco.

tu e i tuoi pazzi, io e la mia poesia, lui e le sue biglie dai mille volti: mondi alleati

in un serio gioco di famiglia. e fuori un giardino di anime vispe, da invitare a cena.

e poi pigmenti e crete per tappezzare i muri dei vuoti, vaccini e cerotti per i bui.

ti avrei dato un inferno. ma di qualità.


Gabriella Montanari
(1971, Lugo di Romagna)

Laureata in lettere moderne all’Università di Bologna e diplomata in pittura presso la Scuola d’Arti Ornamentali San Giacomo di Roma, è poeta, scrittrice e fotografa. Traduttrice di poesia e narrativa dal francese e dall’inglese, collabora con riviste di critica letteraria, d’informazione e d’arte italiane e francesi.
È co-fondatrice e direttrice editoriale della casa editrice WhiteFly Press (Ravenna http://www.whiteflypress.com).
Esordisce in poesia con la raccolta Oltraggio all’ipocrisia– Prefazione di Dante Maffia (seconda classificata al Premio R. Farina, 1° Davide Rondoni, 3° Sauro Albisani) per le edizione Lepisma di Roma (2012), a cui ha fatto seguito Arsenico e nuovi versetti(La Vita Felice, Milano, 2013 – Prefazione di Lino Angiuli) e Abbecedario di una ex buona a nulla (Rupe Mutevole Edizioni, Parma, 2015 – Prefazione di Enrico Nascimbeni). Sue poesie, racconti brevi e traduzioni sono raccolte in antologie italiane e internazionali.