Nadia Agustoni, da “Racconto”, Nino Aragno Editore, 2016, nota di Rosa Pierno

Fra parole e cose traghetta, senza mai toccare riva, la scrittura di Nadia Augustoni. Ma anche tra passato e futuro. Forse incollocabile è l'oggetto, insituabile il luogo, indecidibile il tempo. Eppure la memoria è tangibile, offre come su un vassoio le certezze, "gli odori delle lunghe estati", il colore delle foglie. Tuttavia è da registrare che nei verbi è la distanza e che "le parole sono un nome". Di conseguenza, gli oggetti, con le percezioni a cui danno luogo, sembrerebbero fornire, nel tempo della presenza, l'unica concreta sponda dell'esistenza. Se le parole tessono racconti, lo fanno adagiandosi come polvere sulla fitta rete degli alberi, delle case. La pacata voce della Agustoni, con il suo vocabolario ridotto alle cose prime, ci introduce in un mondo diradato e sul punto di dileguarsi. Eppure con esse tramiamo la rete di relazioni che aggancia anche l'altrove, il passato al presente. Se dovessimo restare deprivati del mondo, ancora ci resterebbero parole per ricostruirlo e allora sarebbe la memoria la salda tavola che ci sorregge.

 

***

nell’esilio degli alberi nel fragore dei secchi

o l’eleganza della volpe nel tracciato di neve

il bianco porta il silenzio l’ora scende ovunque

e resta uguale:

 

il tempo delle parole riempie le stanze

il silenzio ripara i gesti mentre il cuore

finge un’altra cosa.

 

***

parli con un gesto quel segno da solo ti scrive

:non posso raccontarti né raccoglierti ma siamo

nelle frasi: ora il mondo è perduto per sempre

sentiamo l’arrivo del vento, un’aria tra le mani

colpisce le parole :scriverò il mare dopo le

onde e prima del mare come cominciava:

 

***

i fiori sono uno a uno uno alla volta il prato

ti chiedo una frase senza la parola vento

un’immagine della solitudine

senza abbandono –
 

:i residui della luce diventati colore:
 

un’altra luce e i girasoli

le mani senza duello.


Nadia Agustoni (1964) scrive poesie e saggi. Suoi testi sono apparsi su riviste, antologie, lit-blog. Del 2016 è Racconto Aragno, del 2015 Lettere della fine Vidya e la silloge [Mittente sconosciuto] Isola Edizioni; del 2013 è il libro-poemetto Il mondo nelle cose (LietoColle). Una silloge di testi poetici è nell’almanacco di poesia Quadernario (LietoColle 2013). Nel 2011 sono usciti Il peso di pianura ancora per LietoColle, Il giorno era luce, per i tipi del Pulcinoelefante, e la plaquette Le parole non salvano le parole, per i libri d’arte di Seregn de la memoria. Del 2009 la raccolta Taccuino nero (Le voci della luna). Altri suoi libri di poesie, usciti per Gazebo, sono: Il libro degli haiku bianchi (2007), Dettato sulla geometria degli spazi (2006), Quaderno di San Francisco (2004), Poesia di corpi e di parole (2002), Icara o dell’aria (1998), Miss blues e altre poesie (1995), Grammatica tempo (1994). Vive a Bergamo.