Giovanni Duminuco, da “La ferita distorta dell’agire”, Formebrevi Edizioni, 2016, nota di Rosa Pierno

Nelle prose poetiche di Giovanni Duminuco sentiamo immediatamente l'assenza di un referente esterno e del corpo che dovrebbe esserne il ricettore. Siamo già implacabilmente nel mentale, con tutti i suoi dubbi, con una logica che è inoltre inficiata non solo da sé stessa, ma anche dall'immaginazione, la quale proietta sul tendone, tutto visivo, virtuali aperture, fughe e pieghe. La parola vi ha però una posizione egemonica, perché è l'unica con cui poter risalire la corrente, dominare l'onda (fra emozioni e logica), venire a capo perlomeno del filo che può consentire l'uscita dal labirinto. Ed essa, scorre fluente, senza interruzioni, svolgendo sotto i nostri occhi un vero e proprio resoconto diaristico relativo a un viaggio, in cui la coscienza è attiva almeno quanto lo è un'onirica visione. Le parole indicano simboli e questi simboli sono boe nel passaggio, le quali non costituiscono un obiettivo e non offrono una salda presa. Eppure, solo la parola consente almeno di passarci attorno, di toccarle.

 

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Sono le circostanze del nulla, il segno dell’alterità

costretta sulla pelle nel tremore della colpa perenne,

stretti al vento dei commiati nel gioco del morire: l’a-

ria di polvere che ingrossa il respiro nelle notti che

spezzano le ossa, ruvide metamorfosi di un corpo di-

sabitato.

 

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Per una strada aperta all’errore ripiega il cranio nel

dolore prima che giunga il vento dietro il vetro per-

duto alle logiche del tempo: dirige lo sguardo all’al-

trove impietrito, chiude il riflesso in fessura nel gesto

dietro il muro l’impronta ostentata del freddo.

 

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Abitare l’errore nel tragitto che segna il passo ai muta-

menti, tra le visioni scoscese del niente che attraversa

la pianura dove culmina lo sguardo, stretto nel corpo

consegnato al vento il declivio indecifrabile del mondo.


Giovanni Duminuco (1980) vive e lavora in Sicilia, attivo nel campo della ricerca filosofica e letteraria. Ha pubblicato diversi studi in riviste specializzate. Nel 2013 vinse il XXVII “Montano” con la raccolta inedita “Dinamiche del disaccordo”, successivamente pubblicata da Anterem Edizioni.