Mauro Caselli, dalla raccolta inedita “Zamejca”, nota di Giorgio Bonacini

Mauro Caselli ci presenta un poemetto, con andamento a scansione di quartine in rima e prologo ed epilogo in versi sciolti a chiusura. Le quartine, che sono il corpo dell'opera, alternano la voce interiore di un figlio, con le parole dirette a lui, del padre che non c'è più.

Così, chi di sé ha solo il ricordo, (il padre) rivive un’esistenza che si manifesta nel figlio, quasi come rispecchiamento, in una triste apparizione di ciò che, " ora e completamente/è quel che lui non è più ".

E le quartine rendono, attraverso la rima, ma senza meccanicità, il rimo del padre che parla al figlio, la cui pensosità parla e autoriflette sulle condizioni di un rapporto esistenziale.

Dunque, non un dialogo, ma qualcosa in più, che la forma poetica rende in soggettività e concettualità. Dove, il pensiero del figlio, in uno " spazio di presenza" , chiama la parola diretta a lui dal padre, " in un'imprevista apertura".

 

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Il mondo intero, le persone e il resto,

si trovano davanti, sotto, sopra,

tutto intorno allo spazio di presenza,

giusto nel mezzo degli accadimenti.

Da qui si parte nelle operazioni

di raccolta, di analisi dei dati,

e qui si torna con i risultati,

continuamente. Eppure quel confine,

il punto esatto in cui si dà lo scarto,

da sempre è già varcato, oltrepassato.

La comprensione avviene dopo, a cose

fatte, nelle volute di memoria,

quando il perenne ritardo si piega

alla necessità di previsione.

 

***

C’è un figlio, con l’età

di suo padre, e ci sono

gli spazi vuoti tra

persistenza e abbandono.

 

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Tu hai il passato, il presente

e hai anche un futuro, tu

sei ora e completamente

quel che io non sono più.


Mauro Caselli ha studiato filosofia con Pier Aldo Rovatti, laureandosi con una tesi sul concetto di riso in Nietzsche. Sulla scia del pensiero speculativo del Novecento – con riferimento in particolare ad Heidegger, Merleau-Ponty e Lévinas - ha proposto un’indagine sul linguaggio letterario e le sue implicazioni ontologiche pubblicando in rivista studi su autori quali Penna, Dickinson, Shakespeare e su quelli di area triestina e giuliana, quali Saba, Marin, Giotti e Svevo. Professore a contratto presso l’Università di Trieste, in qualità di cultore della materia in psicologia dinamica Caselli ha ricevuto incarichi d’insegnamento nei corsi di perfezionamento della materia. Nello stesso ateneo attualmente insegna Information Literacy.

Caselli, oltre a collaborare con riviste del settore critico-letterario, è autore dei volumi di saggistica La voce bianca: su Virgilio Giotti (2004) e Il banderaro importuno: saggio su «Otello» (2013). Come poeta ha pubblicato le raccolte Il giogo (2004), Per un caso o per allegra vendetta (2008) e È veramente cosa buona e giusta (2014). Sulle sue poesie hanno scritto Roberto R. Corsi, Stefano Guglielmin, Tiziano Salari, Mary Barbara Tolusso.