Zara Finzi, da “Le forme della neve”, Manni 2018, nota di Mara Cini

L’invernale sereno lucido di cui ci parla Zara Finzi è qui non solo condizione metereologica (di per sé stupefacente) ma rinnovata condizione del percepire.

Il rumore dei passi sulla brina ghiacciata produce uno scricchiolio come di pennino sulla carta. Le impronte lasciano traccia sulla terra, la natura si disegna, sopra e sotto la brina. L’inchiostro forma tracce emotive e storie sulla pagina. Nero su bianco in entrambi i casi.

Le forme della neve sono forme in continuo mutamento, forme del silenzio, forme che interrogano via via la natura del fuori e la condizione più interiore, quella personale del dentro. Nel cogliere con brevi fermo immagine testuali il loro fluire, perdurare, svanire o accadere è il tentativo di esserci, nel tempo.

Nella raccolta di Zara Finzi si alternano testi rarefatti, di segno astratto, ad altri “striati” di cronaca. Là dove evapora il bianco in / trasparenza emerge / il lato oscuro della neve poiché sulla superficie di questa creatura provvisoria si incide un mondo intero fatto di puri segni ma anche di memorie, ferite, incontri, figure d’arte e d’altra poesia.

 

*

sotto la coltre fitta, il cancello

non ha più la forza di gridare.

si aggrappa al muretto dove il

merlo guarda con interesse un

punto.

nero su bianco

 

*

a seconda del vento si

aggruma attorno alla

parola, la protegge

come quando era

soltanto verità

 

*

evapora il bianco in

trasparenza. Emerge

il lato oscuro della neve.

 

lei lo sa. una luce che non

genera ombre non è una

vera luce

 


Zara Finzi è nata a Mantova, vive a Bologna. Ha pubblicato numerose sillogi, interventi creativi e critici su riviste antologie. Edite da Manni sono uscite le raccolte La porta della notte (2008), Per gentile concessione (2012), Escluso il ritorno (2016), Spazio/tempo piatto (2020), Transiti (2022).