Ultima pagina, Stefano Stoja: Filologie transiberiane, la copertina di “Transiberiano”

Copertina di "Transiberiano"


 

Il volume di Franco Beltrametti, Transiberiano, pubblicato dalle edizioni sottoscala di Bellinzona nel 2016, del quale fui co-curatore insieme ad Anna Ruchat è, in senso filologico, un affettuoso arbitrio: Franco Beltrametti non scrisse il diario di viaggio da Venezia a Tōkyo via Mosca con l'intenzione di pubblicarlo; ma il taccuino su cui lo redasse è talmente "beltramettiano" che per questa volta la Filologia può chiudere un occhio.

La diaristica di Franco Beltrametti è sempre molto contaminata da disegni, piccoli dipinti, collages di oggetti recuperati dal suo quotidiano; e il Transiberiano non fa eccezione. Beltrametti si dirigeva in Giappone, già affascinato dallo Zen e dalla mistica orientale, e il taccuino è pieno di pagine di esercizi di scrittura giapponese, la cui frequenza dà l'idea di quanto egli fosse ansioso di entrare in contatto con quella cultura sul suolo che l'aveva generata. Tuttavia, durante il viaggio in treno, egli si trovò immerso in un'altra cultura, le cui tracce sono evidenti nelle pagine del taccuino. Affascinato come s'è detto dal segno, grafico e sonoro, Beltrametti si cimenta in diverse occasioni a scrivere in cirillico, per esempio, un indirizzo postale, o a trascrivere a orecchio parole russe afferrate qua e là. Lo accompagnano, dal 9 al 19 maggio 1965, svariati personaggi, alcuni decisamente variopinti, con i quali Franco Beltrametti comunica pur non conoscendo il russo, gioca a scacchi, fa passare il tempo fumando e bevendo vodka. La sua facilità di comunicazione, l'empatia con gli sconosciuti e con le persone amiche, sono tratti fondamentali del suo carattere che affiorano di continuo nella sua opera poetica e grafica; e anche il Transiberiano e la poesia su questo viaggio non fanno eccezione: ce lo dipingono come una persona genuinamente interessata agli Altri. È anche grazie a questo che la "galassia Beltrametti", irta di figure e personaggi anche molto distanti fra loro, di molteplici ambiti artistici e letterari, è a tutt'oggi così variegata e numerosa, e su più grande scala rispecchia il microclima ferrato e rotolante del Transiberiano.

 


Stefano Stoja, studioso di letteratura italiana del Novecento, è nato a Lecce nel 1965. Ha pubblicato diversi saggi sulle riviste d'italianistica «Cartevive» e «Studi novecenteschi», ed è stato tra il 2010 e il 2019 archivista e bibliotecario presso la Fondazione Franco Beltrametti di Riva San Vitale, nel Canton Ticino.