Tiziana Gabrielli e Sofia Demetrula Rosati sulla poesia inedita “L’intero della neve” di Federico Federici

La luce dell’origine precede l’epifania dell’intero. L’intero è la neve, “un impasto d’ordine e materia” sui sette profili alpini di Narbona. La neve, nell’opera di Federici, si fa partitura di una sinfonia naturale mitica e fiabesca, contraddistinta da un respiro panico, orfico. Logico e stoico. “Il vero è l’intero”, scrive Hegel, e la neve assurge, in questo testo, ad archetipo di una verità che diviene trapassando in cui natura e spirito seguono un codice geometrico ed etico d’ispirazione spinoziana.

Il bosco è il centro di un mistero segreto e vibrante che sospende le voci, i suoni, ed interroga persino il cuore degli animali, rinserrati nelle tane ed assetati, mentre la “neve cade a caso / sul paesaggio già innevato” e copre “torsoli di mela”, “bacche e tronchi rosicchiati, / biancastre piaghe di licheni / sui rami snervati, nòccioli/ e gemme succhiati dai caprioli”.

Nei suoi giri in aria, la neve riequilibra i pesi nella “metrica del contatto” con i corpi, e “sull’ardesia fa / fiorire il ghiaccio” nel bianco che è il nome del “bosco intero e per metà”. Neve che “è luce e per metà silenzio”. Tiziana Gabrielli

 

È come poggiare lo sguardo su di una stampa di Utagawa Hiroshige, l’intima lettura a cui induce Federico Federici, con la sua poesia. L’intero della neve.
Un unico impasto d’ordine e materia pesa sull’indivisibile. Passo dopo passo, nell’osservazione di ciò che accade ad un bosco spinto dal centro di un seme, il creato anticipa l’intenzione del creatore. Si ode un premere della luce, della venazione che incurva l’universo e che dispone gli esili nervi della galaverna.

Tutto è movimento nell’inerzia del fine dello spazio: corpuscoli, scaglie, spore, polveri. Cervi e lupi che si rincorrono annusando. Cuori rintanati nell’attesa. E se il disegno è l’ordine dell’universo, la neve dispone una sua geometria reinventando, strato su strato, il paesaggio. Stabilendo la metrica del contatto che esalta i contorni, divide le forme, impone il bianco allo sguardo di ogni bestia. L’archetipico sguardo capace di separare la luce dal silenzio. L’intero, dalla neve.  Sofia Demetrula Rosati