Francesco Bellomi e Laura Caccia su “Eccomi - Il sacrificio di Isacco”, Oèdipus 2019, di Oronzo Liuzzi

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Una nuova nascita

In Eccomi - Il sacrificio di Isacco la poesia si fa audace. Nell’affrontare il testo biblico, Oronzo Liuzzi si misura con il sacro. Attraverso la rivisitazione della prova di Abramo, riscritta dal punto di vista di Isacco. Mettendone in evidenza il percorso dalle tenebre alla rinascita, dalla morte alla vita, dal dolore alla meraviglia. In un confronto tra le oscurità di Abramo, «l’uomo dalle molte tenebre e poca luce», «che smuove il fango dai fondali per trovare la fede» e la limpidezza di Isacco, la cui anima «fragile a volte giocosa sorrideva / indossava la luce del mondo» e, in questo modo, «in cerca dell’eternità originava il futuro». Quasi in Isacco si ritrovassero tutti i figli della terra a subire la perdita di idealità dei padri e a tentare responsabilmente di conquistare il proprio avvenire.

I passaggi, già profondamente analizzati a livello filosofico da S.Kierkegaard in Timore e tremore, sono molteplici: l’estraneità, il mistero, il sacrificio, la morte, la verità, la necessità, la libertà, la rinascita. Isacco non si sottrae alle prove che impongono. In un cammino, concreto e interiore, in cui sono rovesciati i rapporti tra la vita e la morte, il bene e il male. Tutta la raccolta è pervasa, attraverso la voce di Isacco, dalla sete di verità: «era il vivere che si muoveva incontro al mondo in cerca della verità / rincorreva l’indescrivibile il volto dell’ignoto la tensione». E per farlo, attraversa, con il suo protagonista, tutti i territori dell’estraneità e del mistero. Degli incubi e dei sogni. Della sofferenza e della speranza. Quasi a rendere possibile che la vita, pur nelle costrizioni imposte dal tempo e dal destino, possa commuoversi per la condizione umana e sostenere il valico della «soglia tenebrosa della morte per un mondo nuovo / come un amico fedele per mano ci conduce nella rinascita».

Anche la parola, pare dirci Oronzo Liuzzi, deve necessariamente passare da questa prova, da questo sacrificio, da questo stretto contatto con il mistero. Trascendere la convenzione del bene e del male, del «sapere non sapere». Varcare l’ignoto, il dubbio, la fragilità umana. Con un percorso simile a quello di Isacco: abbracciare il visibile e l’invisibile, andare oltre i limiti della conoscenza, percorrere territori estranei, rigenerarsi di bellezza, accogliere la meraviglia, affrontare il terrore e la sofferenza, farsi attraversare dalle tenebre e dalla luce. Verso una possibile rinascita. Con la tensione dell’attesa e, insieme, con una forte e «insaziabile sete di verità».

 

Da: Il risveglio

alzati figlio mio

era la voce ingarbugliata e suadente di mio padre Abramo

il timorato di Dio il vagabondo l’uomo dalle molte tenebre e poca luce

l’uomo che ha creduto in Dio e si è fidato del suo Dio l’uomo

che ha stretto con Dio l’alleanza della circoncisione

l’uomo che smuove il fango dai fondali per trovare la fede

la perla delle promesse spirituali

contemplava il mio il corpo nella veglia del sonno mio padre

il mio corpo mite sensibile innocente vivo

che ama gli animali e la luce della vita

festoso quel corpo contempla i villaggi dignitosi dei pastori

sogna con gli occhi di un bambino la meraviglia

accoglie con cuore aperto il cielo la luna la terra i segni del Signore

alzati figlio mio

***

l’aria fredda la faccia in silenzio lento il battito del cuore il dormire un sonno pesante riempito da sogni sanguinari dagli odori familiari dopo una notte selciata dall’incertezza sofferta e occultata da un evento segreto sogni ingombranti attraversavo una piccola porta entravo e uscivo dalla porta dei vivi dalla porta dei morti il nulla il vuoto l’amore trionfava il vivere la paura forze del bene e del male condizionavano la mia libertà di vivere percepivo nel sonno la mitezza della meraviglia

 

Da: Il viaggio

 

la nostra vita dominata dal tempo avvolta dalle forze cieche del destino

ascolta le ferite della umana condizione

ci domina

ci custodisce

svela all’uomo i segreti e gli incastri dell’amore

il creato

inesorabilmente cadiamo nel vuoto con il cuore arrugginito

inesorabilmente ricominciamo la salita con grazia

si lascia commuovere la vita

partecipa alle sofferenze

condivide abbandoni perduti dolori abbracci sorrisi gioie

le lacrime

valica la soglia tenebrosa della morte per un mondo nuovo

come un amico fedele per mano ci conduce nella rinascita

 

***

illuminato dai raggi del sole il padre mio era intento a spaccare legna per

l’olocausto

osservavo con meraviglia quell’anziano uomo dallo sguardo turbato

una voce interiore forse lo tormentava

non lo capivo

ombre dolore fragilità angoscia dimoravano in colui che mi aveva dato la vita

emergevano movimenti nervosi stanchi confusi imprigionati

il suo corpo teneva insieme tante forze che lo dividevano

timore

tremore

partoriva la sua anima

 

Da: Il sacrificio

 

la meta ci aspettava paziente

portavamo nel grembo dell’anima la forza dell’amore

solo il peso della legna dell’olocausto affaticava il mio corpo inerte

questa è la terra dell’alleanza pensavo

il nostro desiderio di infinito

tutto era inondato di fede

una forza superiore ci abbracciava

eravamo entrati nello spazio e nel tempo del sogno

nel mistero del vivere la vita

strisce di cielo azzurro incantavano i miei occhi

marciavo a fianco del padre mio ormai stanco

sangue innamorato mi scorreva silenzioso nelle vene

nutriva la purezza dell’amore per farmi rinascere nuovo

***

di sapere non sapere

il pensiero agonizzava il sono io il non sono io

il tormento

la paura

il fitto respiro che mi mordeva

l’aria velenosa che bolliva nello stomaco

ero un deposito di dolori

quelle terribili parole affogavano nella mia testa

vieni figlio mio

Isacco

sei tu l’agnello da immolare

conficcavo le unghie nella carne

ero ancora vivo

 

 

***

un ardente fuoco d’amore vibrava nel profondo del cuore

trafitto di luce divina

commosso

mi lasciavo filtrare da quel potere fuoco d’amore

mi ricuciva la pena il dolore la sofferenza l’umana fragilità

l’indomabile tormento del mio corpo pietrificato

sedotto dall’altissima gloria e dall’onore di ogni benedizione di Dio

abbracciavo in pace l’intenso amore per la vita

sottratto all’arida cenere della morte

trasformato e rigenerato

mi restituivo al tempo dell’attesa con dolcezza

con delicatezza al mondo intero

con una insaziabile sete di verità

 

 


Oronzo Liuzzi (1949), laureato in Filosofia Estetica, vive e lavora a Corato (Ba). Artista poliedrico, utilizza tecniche espressive diverse. Ha pubblicato una ventina di libri tra poesia e narrativa.

Tra gli ultimi volumi editi ricordiamo Plexi(Campanotto 1997), Via dei barbari (L’Arca Felice 2009), In odissea visione (Puntoacapo 2012).