Francesco Bellomi e Laura Caccia su “nuove Letanie salentine e un Poema Manifesto”, LabOratorio Poietico '19, di Carmine Lubrano

 

 

L’ortica barocca

In un flusso magmatico che pare esondare dalla pagina, proprio di un’oralità senza fine, Carmine Lubrano dissemina le sue nuove Letanie salentine e un Poema Manifesto. Un flusso che accoglie tutto e che va contro tutto, assetato di vita e di esperienze e insieme antagonista e trasgressivo. Nella forma della litania, non nel significato religioso di invocazione liturgica, piuttosto in quello linguistico della parlata per antifrasi e contro-espressioni, dal tono percussivo e irriverente. In una partitura labirintica e pulsante, erotica e alchemica, sonora e vitale. Con passaggi continui dalla caoticità della materia e dall’eccitazione dei sensi alla riflessione sulla lingua e sulla poesia.

Dalla musica di strada, nel ritmo frenetico della pizzica o della taranta, al canto denso e rude «dove ogni parola prima dell’amore / è nuvole è ustioni». Dalla lingua popolare alle citazioni colte dei poeti dell’avanguardia e della poetessa salentina Claudia Ruggeri. Dalla percussività ossessiva del mondo, «Averno pro fondo» colmo di contraddizioni e di disperazioni, alla «melodia che s’esilia e si noda». Da «una rima accidiosa che osa tra sangue ed / orine il rosso heros politico subsulto il jazz lapillum di / un volcano mai spento» alla ricerca di «acqua dolce / per arginare la sete la posia sorgiva / la poesia sotterranea che percorre sentieri profondi».

Nell’amalgama di parlata popolare salentina e ricerca linguistica, di dialetto e neologismi, con frequenti allitterazioni, il verso ha il tocco che infiamma e la musicalità che trascina. E se l’autore ritiene che, considerato il contesto culturale odierno, sia il momento di dire «basta con la poesia», nel contempo evidenzia come, per contro e per necessità, sia anche l’ora di una «nuova poesia antagonista», una «novissima sillaba clandestina». Attuando la sperimentazione di un nuovo modo di dire, insieme barocco e innovativo, melodico e urticante. Poiché così si presenta l’autore: «il puteolano Carmine Lubrano: ricerca sempre quella rima antica / punge a suo modo più dell’ortica».

 

Da: nuove Letanie salentine

 

sarà a pagina cinque che riprenderò

il viaggio talentino da oriente a occidente

verso l’inferno e dopo il frontespizio

il giuoco dell’oca con rebus annesso

laborinthus interruptus tra litania trimalchionis

e novissima sillaba clandestina

 

[…]

 

e sono qui a Roca

i giovani ancora mi chiedono

e mi chiedo

tra lente lente deliranti et urgenti

nude ‘nchiavate letanie

 

mi chiedo dov’è l’acqua dolce

per arginare la sete la posia sorgiva

la poesia sotterranea che percorre sentieri profondi

 

canali navigabili per parole che hanno voglia di andare

lontano saltare i fossi esplorare anfratti e caverne nascoste

 

sarà questo segnino insieme di inchiostri

e cadaveri squisitamente composto

con l’ultimo verso a ritroso

dalla novantaquattro alla settantasette

in un coito con tamburello e chitarra battente

e per allegri lestofanti per amici e parenti

per oracoli ciechi per bizzoche e cornuti

per razziati e fottuti

 

il seme ed il canto nel tempo andato

tra pietre incustodite dove ogni parola prima dell’amore

è nuvole è ustioni

 

sarà un diario di bordo scritto sui bordi di carte lacerate

un flusso sapiente i linfa tra orto e genitali

distratto da un giuoco impervio indecente

che inseguo spassiunatamente

e col desiderio di una sola parola sola

nella ragnatela indolente fatta di stagioni

e lunghi capelli lacrime antiche dimentiche

sarà l’incanto caduto nel fango a divenire ingrediente

per un sonetto impassibilmente imposibile

per raccogliere tutto il sangue del mondo

e tra squilli di rosso fuggente

struggente bestemmia jattura con l’inganno

per la nuda e cruda crocifissione di tutti i santi molesti

che oscenamente avevano già dato la voce a briciole esplose

nel sudiciume

 

ora questa malcelata canzone

attratta dal calvario s’impiglia nell’esodo d’urne

 

nel coro dell’alterco dei vicoli al porto

strascina malumore di sera e matina

arina la giografia delle ombre l’immerso

odoroso ridisceso alla piazza

dopo la tempesta tradotta sol fetore di pisciazza

col catrame tra fette d’anguria e le ricette tutte

sedotte e abbandonate e fino a pagina quarantasette

poi ci saranno venture cesure e cesoie per finire in bellezza

le congerie della scrittura e per sporcare carezze

con mucose melodie tirate fuori dal pozzo

 

[…]

 

 

Da: per un Poema Manifesto

 

 

***

vedrai vedrai la melodia che s’esilia e si noda

s’allenta s’ammorza alla randagia dimora

vedrai il rantolo all’emporio eloquente

la vendemmia che non arrugginisce la carezza

vedrai la maraviglia depilata sul bordo della pietra

e sarà mai sazia opulenta parolA fabula dal ritmo ossessivo

a dirti la fine nell’esilio dal canto

vedrai il pallore imbalsamato da efelidi

e l’euforia di una ruga nei salotti dei cavadenti

vedrai l’eczema vedrai la lusinga e lo scempio del morbo

vedrai l’affanno l’indolenza il pa bagnato e la zavorra

e vedrai la demenza il demerito la de mo cra zia

 

***

[…]

 

e che dunque in questo senso almeno

la smorfia dell’arte ed il ritorno del pazzerello in piazza

tra pozzi di zolfo e latrine tra pupazzi e poetastri

puzzolenti di lirico piscio e che dunque

in questo senso almeno bel venga la macchia sul foglio

che uccide a ritroso l’imbroglio

 

l’inchiostro nei guizzi che insegue il verso

che danza avanza cerca lo spazio vuoto

il peccato bianco sulla pagina stanca

non si sazia nel segno non si perde nella carezza

con l’accento che graffia di lusso

vocale ch’allecca la nota stonata

col salto nel fosso nel rebus obeso d’oblio

ora ovulo ombroso d’una scorza cachera

e col fiato vileno fetori d’altre stagioni

fioritura d’una ferita col prurito d’ortica

tra orrido e schifo s’imbriglia nel collo

s’agghiaccia al taglio lento tremante

si posa sossopra al carnoso silenzio

dove riposa e che muta nel morbo trusco

nel fango guasto del giorno festo

in questa puzza grotta col pane tosto

nel sanguinato brodo e tra fetude lenzola

 

ora che la lingua deve inventarsi roghi di ostie in eccesso

 

[…]

 

 


Carmine Lubrano, nato a Pozzuoli in via Dante Alighieri vive e lavora al Parco Virgilio a Cuma tra l'Antro della Sibilla e l'Averno.

Poeta, operatore culturale, ha fondato l'Archivio della poiesis contemporanea "Poetry Market", ha fondato e dirige il Lab-Oratorio Poietico per le Arti, la rivista e le edizioni "TERRA del FUOCO", ha tenuto e tiene workshop e laboratori di decodificazione dei linguaggi contemporanei in numerose scuole,centri culturali,musei; è curatore di mostre, direttore artistico di eventi, manifestazioni e festival, in particolare nei Siti archeologici; ha pubblicato diversi libri di poesia con prestigiose sigle editoriali(Tam Tam,Altri Termini,Scheiwiller,Rai Trade...); dedicata al suo lavoro la Tesi di Laurea dal titolo: "poeti antagonisti e funzione-dialetto nel conflitto culturale del '900 a Napoli”, alla Sapienza di Roma; altre tesi attraversano il suo lavoro nell'ambito della poesia antagonista e della "Terza Ondata" delle Avanguardie, presso: Federico II di Napoli, la Sapienza di Roma, Accademia delle Arti di Napoli, DAMS di Bologna, Istituto Superiore del Design di Milano…; ha curato antologie didattiche,tra le altre: "POeSIA (giocare con le parole,poesia visiva,scrittura visuale…),"PHOTOgrafia (fotografia creativa e off camera), "il di-SEGNO Poietico" (contaminazioni e mode…), "la Città dell'Immagine" (parola e segno); ha partecipato come artista con reading e concerti di POESIA e MUSICA a Festival e manifestazioni da "Poliphonix" al Centro Pompidou e alla Maicon des Ecrivains di Parigi, a Poiesis Sinphone di Milano, dal Salone del libro di Francoforte alla "Scuola di Lettura in Biblioteca2000-Ministero per i Beni Culturali", al Festival dei Popoli Mediterranei, al Festival Ferre'; è presente nell'Archivio della Canzone Napoletana della RAI di Napoli e nell'Archivio "la memoire et la mer" di Parigi, per aver "tradotto" ed interpretato in Lingua Napoletana alcuni testi di Leo Ferre'; ha curato l'antologia "POETI contro BERLUSCONI",1994.

Nel gennaio 2019 : premio Trivio 2018 (alla carriera per la poesia)

Tra le sue opere ultime:

- "Scovera Jorda Pilosa",Scheiwiller,Milano,1997

- "Sulphitarie"(con Edoardo Sanguineti),Napoli,1999

- "PoemAverno"(libro+CD con le musiche di Rino Zurzolo),Napoli,2000

- "Lengua Amor Osa",D'Ambrosio ed. Milano,2003(premio di poesia Feronia 2004)

- "Stroppole d'Ammore" ( libro + CD ),RAI Trade-Suoni del Sud,2006

- "Serenata Napulitana al cabaret Voltaire", ed. la Ricotta,Canneto Pavese(PV)

-“Era de maggio - in viaggio tra ‘68 e dintorni” , JazzPoetry, 2008-2018

-“Letania salentina e altre Letanie”, Lab-Oratorio Poietico, Napoli,2018

-“riscritture antagoniste”, Eureka edizioni, 2018

-“nuove Letanie salentine e un PoemaManifesto “, Napoli, 2019

Finito di stampare nell’aprile 2020: “Le ragioni dell’avanguardia: la poesia di Carmine Lubrano” (scritti di: Allegrezza, Cudazzo, Bettini, Muzzioli, Aprile, Moscarelli, Pieri, Gennari, Sanguineti… con ipertesti di Carmine Lubrano da “vado via dalla poesia” )

Maggio 2020: in uscita “sono le undici e quaranta di questo santo venerdì santo - poesia in quarantena”.