Giorgio Celli: Percorsi, Sometti 2006

Trascrizione dell’intervento di Flavio Ermini alla Biennale Anterem 2007

 


Giorgio Celli: poeta e uomo di scienza. Autore di opere poetiche, saggistiche, teatrali e narrative. Un’attività multiforme, la sua. Che si riflette nel suo cammino poetico, ben documentato nel volume di cui ci occupiamo questa sera: Percorsi, edito lo scorso anno da un editore mantovano, Sometti.

Percorsi. Un titolo apparentemente generico. In realtà pochi altri titoli potrebbero meglio definire questo lavoro poetico: un lavoro che riunisce in ordine cronologico poesie composte dal 1969 a oggi. 

Cosa emerge dall’opera? Proprio una serie di “percorsi” – come dice il titolo – passaggi, movimenti, che obbediscono a un preciso progetto, che l’autore molto lucidamente così enuncia in una sua poesia: «… sciogliere il coagulo nero della storia / … / costruire nuovi imponderabili universi». 

Giorgio Celli sa che il dire ha inizio con un viaggio interminabile negli strati interiori dell’essere umano. Per cogliere qualche segreto della vita.

E qui si pone il problema dei problemi: come dire la vita? come trasmetterla? come dirla senza rappresentarla?

Celli ci mostra un essere umano che vive in un mondo che sta diventando a lui estraneo.

Ci parla del nostro “precipitare” al di fuori della natura umana.

Ci parla precisamente della devastazione che subiamo ogni giorno, schiavi come siamo ormai delle forze produttive.

E ci indica che questo segno negativo è destinato a perpetuarsi in modo indefinito se non abbandoneremo la nostra passività.

È esplicito Celli in questa denuncia. Tanto che in una poesia dedicata al figlio il tono diventa addirittura imperativo: «riprenditi il tuo pianeta / e perdona al nostro secolo / che ti lascia in eredità / una fogna e una bomba».

È innegabile il carattere antitotalitario e antiidolatrico della lingua di Celli.

Una lingua che chiama la parola poetica al massimo di responsabilità. Tanto che in questo libro ogni verità raggiunta è un incitamento a proseguire oltre.

Queste scritture hanno la proprietà della leggerezza e sono proiettate verso il continuo rimando ad altri saperi: della scienza, in modo particolare, ma poi anche dell’arte, del teatro...

Ci troviamo di fronte a una poesia “critica” che, come la filosofia, riflette sulle condizioni della sua conoscenza. E si dà come compito quello di indagare la vita: questa nostra vita, compresa tra due rive silenziose e destinate a restare inaccessibili.

 

Testi poetici

 

Da Impotenza della poesia

1.
con le parole vorrei sciogliere il coagulo nero della storia
erigo i polsi delle apocopi contro le nuvole in compluvio
scivolo fuori sulle dieresi nel giardino le comete sono basse
tento di arginare con la metrica le foci del diluvio
un accento tonico può fermare il vento o la tua rabbia solitaria
mi fabbrico con un niente pieno di voci una nuova memoria

 

8.
la poesia è un’ipotesi che nessuno ha mai verificato
una rivoluzione impossibile di cui ci resta il sospetto
uno spartito musicale su cui il futuro è passato
una proposta senza risposta una efficacia senza effetto
un segno che l’aruspice scopre nelle viscere di un fossile
una condanna all’ergastolo per una simulazione di reato

 

Da Il pesce gotico

6.
in principio era solo l’ascesi biologica
il microbo nel sangue e il virus dentro il microbo
l’autotrofo-eterotrofo l’erbivoro-carnivoro
i quanti la valenza la relazione trofica
la soria nel tellurico ritmo dei bradisismi
nelle cariocinesi dei fellogeni arborei
nelle vene che irrigano i tessuti corporei
corsi e ricorsi storici gli ana-e-i-catabolismi

morfologie dell’essere dal plasma originale
alle strutture organiche dall’ameba al neurone
in principio era il drago dopo l’evoluzione
san giorgio cibernetico scimpanzé in verticale
dove bruciava l’estasi del ciclo fisiologico
con la chiusa armonia dei perpetui ritorni
egli il magma del tempo coagulava in giorni
le premesse ponendo del divenire storico

l’evoluzione allora si trasforma in progresso
la classe dei mammiferi ascende a umanità
san giorgio fatto uomo ora senza pietà
stermina in tutti gli altri il drago di se stesso

 

Giorgio Celli è docente all' Istituto di Entomologia "Guido Grandi" presso l' Università di Bologna. Accanto al lavoro scientifico ha coltivato una parallela attività letteraria. Ha fatto parte del Gruppo '63 e ha collaborato a numerose riviste. Interessato al teatro e all' arte, nel 1975 ha vinto il premio Luigi Pirandello con l' opera Le tentazioni del professor Faust (Feltrinelli 1976), ha messo in scena diverse sue piéce, (nel 1975 e nel 1977) al Festival dei due Mondi di Spoleto. Nel 1986 ha curato l' audiovisivo "Arte e biologia nel Novecento" per la sezione "Arte e scienza" della Biennale di Venezia. Collabora con "Il Messaggero" e ha una rubrica su "Quattrozampe". E' stato il conduttore della fortunata trasmissione televisiva di RAI 3 "Nel regno degli animali". Dal giugno 1999 è Parlamentare europeo. Altre sue pubblicazioni: Il Parafossile (romanzo, Feltrinelli 1967), Prolegomeni all'uccisione del Minotauro (poema in prosa, Feltrinelli 1972), La scienza del comico (Calderini 1982), Bugie, fossili e farfalle (il Mulino 1991). Per la poesia: Le vite parallele (Mondadori, 1974), Il pesce gotico (Geiger, 1979), Versi verdi (La Corte, 1993).