Roberto Fassina, una poesia inedita, “Ippocrate”, nota di Ranieri Teti

Roberto Fassina, con “Ippocrate”, attraverso paesaggi poetici decisamente affascinanti,

ci propone un modello di viaggio iniziatico.

In questo viaggio di isola in isola e di porto in porto nell’Egeo, dove realtà e mito si confondono,

ci conduce proprio dal mito verso la sua trasposizione nell’umano.

Tutto avviene a Kos. Qui finalmente si attua il passaggio da Asclepio a Ippocrate,

qui avviene la nascita della medicina che si libera delle credenze e diviene scienza.

Questa mutazione è ben resa dall’immagine di “una mano che scruta”

che diventa una mano che affonda nel corpo malato.

La stessa malattia non è più un castigo divino ma testimonia davvero l’inevitabile fragilità di un corpo.

Anche visivamente, sulla pagina, il testo di Fassina è diviso in due metà, così come la scrittura:

il tono pacato della prima parte “da Ermione vocato disponi / di radici l’impasto”

viene abbandonato per giungere, nella seconda, a dettagli patologici,

a tregende corporali, a “morbi e spurghi / purulente plaghe”,

nella cruda anatomia del dolore.

 

 

Ippocrate

Per l’amabile Kos

Omerica vela onda risali

 

In dote portando il verbo d’Asclepio

Arduo affrancamento dal mythos

 

D’isola in isola

Nettuno pregando ai marosi

 

Di porto in porto la mano che scruta

Empatica-mente

 

(Da Ermione vocato disponi

Di radici l’impasto

Di Clizia la figlia in torpore

La colica acquieti e lenisci)

 

Il passo della voce

Lenisce il tatto

 

Empirico sentire et per-cepire

In diagnosi et prognosi

 

La mano che affonda e dilaga

E scruta borborigmi e reticenze

 

Secondo le forze e il giudizio

Di sollievo Maestro

……………………………………………….

Indugiando sui bordi

del buio

 

Non più mali sacri o divini

Rapsodiche intuizioni

 

Sacerdotali fantasie,

Sed naturalibus causis

 

Di tregende e malattie

terzane febbri e quartane

 

morbi e spurghi

purulente plaghe

 

et foetidae,

catarrosi cancri e tussivi

 

mal della pietra colica

veruno sasso

 

mordente vescicale

melmosa bile nera

 

convulsivi stupori

mancamenti et lipotimie

 

flegmatici squilibri

melancolici umori

 

biliose discrasie

in corpore vili

 

(…mano sine magie)

 


Roberto Fassina è nato a Curtarolo (Padova) il 18/12/50. Dopo la maturità classica, conseguita nel 1968 presso il Collegio Salesiano Manfredini di Este, si è iscritto alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Padova, dove si è laureato nel 1975 e poi specializzato in Ginecologia nel 1979. Dal 1979 vive e lavora a Curtarolo come Medico di Famiglia.

Nel 1991 ha pubblicato “Nihilissimo Canto” (poesia) per i tipi delle Edizioni del Leone di Venezia. In quel periodo ha collaborato con poesie e racconti nella rivista milanese ‘Alla Bottega’.

Nel 1998 ha pubblicato il romanzo “Equazione Ultima” per i tipi delle Edizioni Amadeus di Treviso.

Nel 2003 ha pubblicato la silloge poetica “pesca sabèa” con la Casa Editrice ‘all’antico mercato saraceno’, di Treviso. Sue poesie sono presenti in varie antologie poetiche.

Suoi testi teatrali satirici, aventi per oggetto il mondo medico, sono stati rappresentati a Piove di Sacco e a Padova, nel 2005, nel 2006, nel 2007, nel 2012 e nel 2016.

Nel 2011 ha pubblicato la raccolta poetica “Tangheide – lapsus in fabula” con la Casa Editrice ‘all’antico mercato saraceno’, di Treviso.

Nel 2015 ha pubblicato il romanzo “Il pensiero verticale” per i tipi di Ibiskos Editrice Risolo.

Scrive saggi e note critiche nella pagina culturale del Bollettino dell’Ordine dei Medici di Padova.