Michele Porsia, poesie inedite da “Bianchi girari”

Verba volant

Non è un filo. La parola è pensiero in polvere, il residuo grigio di una materia cerebrale.
Celebra la cenere, la terra. Arretra, se temi la parola, ma poni prima un fermacarte sulla fossa, che indichi il pericolo di questo luogo.
O il vento, senza neppure chiedertelo, prenderà la scrittura e la porterà sulla tua bocca.

Mettici una pietra sopra. Tu temi la parola perché vola.
Tu temi la parola perché vuole

 

 

***

Un suono basso, la vibrazione
nera delle ossa, parole, passi minimi
percorsi a stento. Tendo il cordone ombelicale,
taglio, tento le vocali e le prime sillabe
le pronuncio nella lenta disciplina dell’infanzia. Sono un uomo
di parola, eppure qui
inizia un’altra fase della pietra,
un’altra faglia. Percuoto il poema con le dita, il primo suono.
Il testo si allenta, rallenta
nella frequenza d’onda a banda larga

 

 

***

In questo lago bianco
non tiro pietre, osservo i cigni neri
che camminano sull’acqua
con le punte, per non intorpidirla. Le parole immobili macigni.

Il dolore, un’altra razza
un verso aguzzo di avvoltoi.
Ti ho avvolto, ti ho portato sulla mia colonna,
la più alta,
perché questo è l’antico rito dei Persiani.
Reincarnarsi nella penna, per volare

 

 

***

Le stampe di Malevic.
Quadrato nero
e cerchio su fondo bianco,
vicini.
In composizione diagonale la parete.

Immagini bistabili
parole piene, pagine vuote. Eravamo diversi
dicroici prima del ritorno
prima dei dettagli, prima delle crepe
sul mordente. Così eravamo. Quasi niente
astratti
da restare appesi dentro la cornice.

Quadrato bianco su fondo bianco.
Prima del figurativo o dopo.
Intorno
una circonferenza traccia il tentativo del ritorno

 

 

***

e si infila orizzontale
sotto l’infisso, basta un respiro
e una foglia,
una particella di esterno entra dentro. Aria
che dilata gli interstizi
passa tra le pagine
nelle fessure, consuma
la cartilagine tra parola e parola
glena delle ossa. Fori, cedimenti,
micro moti che sollevano
staccano, slegano nei punti di sutura

 

 

Michele Porsia. Nato a Termoli il 6 maggio 1982, vive a Firenze. Fa parte di Hanife Ana, gruppo sperimentale, e della redazione Giovin-astri  delle edizioni Kolibris.Pubblicazioni e festival: Nodo sottile 5 (Le Lettere, 2008) è un’antologia di dieci voci emergenti: raccoglie alcuni suoi testi inediti e altri tratti dalla raccolta Sintomi di Alofilia vincitrice della prima edizione del premio Cose a parole e in seguito, nel 2009, pubblicata integralmente dalla Giulio Perrone Lab. Nel 2009 ha partecipato al Parma Poesia Festival e, nel settembre 2009, alla Biennale di Skopje dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo. Dal 15 al 19 febbraio 2010 alcune poesie della prima raccolta sono state trasmesse durante il programma Fharenheit di Radio3. Nel 2010 è stato segnalato al Premio Lorenzo Montano (ed. Anterem, Verona) con la raccolta Bianchi girari e al Premio Miosotìs (ed. D’if, Napoli) con la raccolta In altre acque. Tra il 2010 e il 2011 alcuni testi tratti da Bianchi girari sono apparsi nell’antologia del premio Renato Giorgi (secondo premio) delle Edizioni della Luna e altri su Absolutepoetry.