Stefano Piva, due poesie inedite

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Di cos’è fatta la siepe
se non di patti stretti fra l’eterno
e l’adorno, di una chiosa
tra la fuga e la voglia di casa

tra l’illusione e mille motivi
per la sua recinzione.

Di cos’è fatta la siepe
se non di compromessi fra la catalessi
e l’operosità dell’ape, di una postilla
tra il vento e il suo abbellimento

tra il batter di ciglia e il non andar
al di là della soglia.

Di cos’è fatta la siepe
se non di un accordo fra lo sterminato
e un suo lato, di un intervallo
fra lo stare e il distare

tra il divagare lontano il non muovere
mano.

Di cos’è fatta la siepe
se non di alleanze fra il poeta
e le mille scadenze, di una glossa
tra pace e radice

tra il foglio e un trifoglio.

 

 

Parole di un piede e mezzo

Immaginazione
o sterile coltura
del vuoto

di una possibile
zona di secca
e al contempo
pluviale

di un silenzio
strumentale al pensiero
ove nulla è reale

ove nulla è più vero.

Una pura variazione
del corpo

che da se stesso
giunge a tutt’altro
sul posto

e non si muove
di un passo
dallo stato mentale.

Un’invenzione lessicale
e infedele che rimane
da sola

che viaggia, tra l’enfasi
e il sogno, tra il finto
e l’incanto e i luoghi

dell’aria

parole di oraziana
memoria calpestando
quest’erba

sesquipedalia verba.

 

 

Stefano Piva è nato a Parma nel 1971. Nel 2008 e 2010 segnalato al Premio Lorenzo Montano.