Danilo Mandolini, audiolettura con immagini; da "Anamorfiche", Arcipelago Itaca 2018, nota di Rosa Pierno

Una corrispondenza tra scala cosmica e scala umana è per Danilo Mandolini, in “Anamorfiche”, sempre riscontrabile. È come un memento che ricorda ciò che è ciclico sia nelle grandi orbite sia nella vita di un singolo. Ma anche orme, scie, segni riscontrabili sull’acqua e fra le nuvole. Il poeta è alla ricerca non di una medietà, ma di una misura. La misura è ordine, ma in ogni cosa Mandolini avverte soprattutto dolore e angoscia. L’assurdo pare il tristo pescato dell’ascolto e dell’osservazione, mitigato soltanto dai momenti di quiete in cui il poeta riesce a porsi dinanzi al mondo, sottraendo “alla temperie urgente del nulla” anche un solo sguardo. Riuscire, pertanto, a sentire il divenire come diverso dal normale percepire, lì dove il tempo non occlude più le peregrinazioni della mente nell’eterno, è l’agognato fine. Il futuro, non solo il passato, risiede in noi e il vuoto riempie nuovi spazi: le nostre stanze senza punti di fuga o prospettive limitanti.

 

 

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L’improvvisa eco che porta

dalla cucina il tumulto

duro dei piatti impilati

e insieme spostati

è norma di consuetudine,

è familiarità fortuita

che senza indugio si riconosce

anche se a provocarla è

l’agire appartato

d’uno sconosciuto qualunque.

 

***

L’esistenza ferisce

con ferite che sono

ombre vocianti di soldati

ammassati al fronte

che più non torneranno o che,

anche se torneranno,

mai li incontreremo.

 


Danilo Mandolini è nato nel 1965, vive ad Osimo (AN). Scrive poesia. È ideatore e curatore di “Arcipelago itaca” blo-mag. Si è sempre occupato di Marketing e Vendite. Oggi è anche editore. Sue poesie e suoi racconti brevi sono apparsi in antologie, blog e riviste. Ha ottenuto numerosi Premi e riconoscimenti. Ha pubblicato in versi: Diario di bagagli e di parole, 1993; Una misura incolmabile, 1995; L’anima del ghiaccio, 1997; Sul viso umano, 2001; La distanza da compiere, 2004; Radici e rami, 2007.