Bruno Di Pietro, videolettura; da "Impero", Oèdipus 2017, nota di Rosa Pierno

Bruno Di Pietro attua un confronto tra Impero Romano e società contemporanea al fine di trarne alcune considerazioni che dovrebbero aiutarci nella costruzione dell’Europa. La silloge - pur tessuta con l’intervento di diverse personae, imperatori, cittadini, militari, in cui ciascun individuo è visto sul fondale contraddittorio e contraddicente degli eventi storici - evidenzia anche il piano relativo al potere: esso è una fiera dalle cento teste, rispetto al quale le forme istituzionali non sono che strumenti di gestione ineludibili, necessari e tuttavia non sufficienti. Il potere è qualcosa che si rafforza anche col linguaggio e il poeta appunta la sua ricerca sulle formule linguistiche con le quali esso si descrive. Con una profusione di versi liberi, di endecasillabi, e settenari e ottonari affiancati a due a due, Di Pietro costruisce le sue arringhe, i suoi discorsi, le sue memorie, espressi da personaggi coinvolti a vario titolo nel progetto dell’Impero. E, ancora, a versi di misura tradizionale affida il commento ironico, il quale denuncia comunque la vacuità dell’avvicinamento tra ideale e realtà. Vedere in anticipo la sciagura non aiuta a evitarla. Ecco l’amara verità che Di Pietro non lesina di consegnarci e, per questo, la vena malinconica a volte emerge, assieme a quella, ma non assume mai il valore di un’assunzione pessimistica: nel computo della storia il negativo trova una sponda proprio grazie alla spinta propulsiva offerta dall’ideale.

 

 

XXVIII. Nerva

 

Fin quando la forza non prevarrà sul diritto

sarà solo il Senato a farsi inquisitore

di un senatore accusato di lesa maestà.

 

Io Nerva questa vorrei fosse norma perenne

per moderare forza e tirannia

( per quanto oggi la maestà sia mia).

 

La modestia si accompagna alla autorità del Senato

ora che il principato sembra essere un’idea del passato.

 

Vespasiano aveva ragione:

quale filiazione, quale adozione, quale legione

l’Impero necessita di una Costituzione.

 

 

XLIV. “L’Impero deve diventare adulto”

 

L’Impero deve diventare adulto:

è un insulto all’intelligenza (e alle casse dello Stato)

la guerra di aggressione e di conquista

di inutili e indifendibili territori.

C’è troppa resistenza fra i senatori

che con la guerra ci fanno affari:

cambierà la tendenza solo una sana immissione

di uomini delle province nel Senato:

questa infantile ideologia del confine

resterà infine un’idea del passato.

Così il Vallo resterà il confine permanente

fra la Britannia e il resto del continente. 

 


Bruno Di Pietro (1954) vive e lavora a Napoli esercitando la professione forense. Ha pubblicato diverse raccolte poetiche: “Colpa del mare” (Oédipus, Salerno-Milano 2002), “[SMS] e una quartina scostumata” (d’If,Napoli 2002)“Futuri lillà”  (d’If, Napoli,2003)“Acque/dotti. Frammenti di Massimiano” (Bibliopolis,Napoli 2007) “Della stessa sostanza del figlio”  (Evaluna,Napoli 2008) “Il fiore del Danubio” (Evaluna,Napoli 2010)“Il merlo maschio” (I libri del merlo, Saviano 2011) “minuscole” (IL LABORATORIO/Le edizioni, Nola 2016) “Impero” (Oèdipus,Salerno-Milano, 2017) “Undici distici per undici ritratti” (Levania Rivista di Poesia n° 6/2017).”Colpa del mare e altri poemetti” (Oèdipus ,Salerno Milano 2018);  “Baie” (Oèdipus ,Salerno-Milano 20199. È presente in diverse antologie fra cui: “Mundus. Poesia per un’etica del rifiuto” (Valtrend, Napoli 2008) Accenti (Soc. Dante Alighieri, Napoli 2010) Alter ego. Poeti al MANN (Arte’m, Napoli 2012). Errico Ruotolo, Opere (1961-2007) (Fondazione Morra, Napoli,2012) Polesìa (Trivio 2018, Oèdipus Edizioni).

Articoli e interventi sulle sue opere sono presenti in diverse riviste e blog (Nazione Indiana, Infiniti Mondi, ClanDestino, Trasversale, Versante Ripido, Frequenze Poetiche, Atelier, Levania, Trivio, InVerso, Menabò)