Franca Mancinelli, videolettura; da "Libretto di transito", Amos Edizioni 2018, nota di Rosa Pierno

 

La prosa compatta di Franca Mancinelli in “Libretto di transito” descrive una percezione che assedia le cose per estrapolarne un succo, una figura, un senso. La ricchezza del reale, la sua complessità o estraneità non ha valore se non dopo che sia stata riconosciuta, messa nero su bianco e in tal modo fatta reagire col sé. Allora la scrittura riconquista un potere epifanico; attraverso essa vediamo l’incongruità messa a frutto, la disomogeneità riammessa su un riconosciuto binario: “Nessuna presenza, nessuna costanza delle cose”. La scrittura porta il peso anche del dialogo, della comunicazione con altri esseri; essa non avviene attraverso le parole, ma con gli sguardi e le sensazioni. La casa, le soglie, il giardino, il treno sono luoghi per incubare le nascite, per trasferire le proprietà fisiche tra gli esseri: ecco che la voce di lui è attraversata da uccelli di alta quota, oppure una faglia gli infrange le costole. La scrittura fa parlare il mondo, ce lo presenta come mai visto.

 

 

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“La sera, con una sigaretta tra le dita, guardando il cielo scurirsi come terra bagnata, mio padre annaffia. Quando è laggiù, nascosto dalle piante dei pomodori, nell’angolo più lontano del giardino, posso sentire dal pozzo l’acqua versarsi e scendere tra i granuli, fino alle radici dove è attesa. Qui, dove il flusso si perde, crescono erbe dure dal piccolo fiore, piante dal frutto velenoso. Ma non riesco a zapparle via, non riesco a riparare la falda.

 

 

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Ero una casa abitata da piante che si sporgono ai vuoti, sottili si avvolgono dentro il franare dei muri. Si è dimenticata la porta, questa casa, l’ha inghiottita come un boccone messo un po’ di traverso. È così che vengono e vanno: rondini in cerca di rifugio e poi libere gridano di piacere.

Nessuno calma il grido. Non c’è niente da donare in pasto. Non si dorme con questi che chiedono cibo, grattano con il becco e le unghie, in volo spezzato, sporco su ogni cosa. La mattina le strade, e il loro grido insaziato. La grande ciotola della piazza.”

 

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Franca Mancinelli (Fano, 1981), è autrice dei libri di poesia Mala kruna (Manni, 2007), Pasta madre (con una nota di Milo De Angelis, Nino Aragno, 2013), Libretto di transito (Amos edizioni, 2018), uscito in traduzione inglese presso The Bitter Oleander Press (Fayetteville, New York) con il titolo The Little Book of Passage. Una riedizione dei suoi due primi libri è raccolta in A un’ora di sonno da qui (Italic Pequod, 2018). Suoi testi sono compresi nell’antologia Nuovi poeti italiani 6, a cura di Giovanna Rosadini (Einaudi, 2012) e, con introduzione di Antonella Anedda, nel XIII Quaderno italiano di poesia contemporanea, a cura di Franco Buffoni (Marcos y Marcos, 2017).