Mara Cini, La misura del respiro di Giulia Niccolai

Dopo il Gruppo 63. Dopo i Novissimi. Dopo l’esperienza degli “anni del Mulino” e della rivista TAM TAM (fondata nel 1971 con Adriano Spatola e Corrado Costa a Mulino di Bazzano vicino a Parma). Dopo essere stata fotografa e romanziera. Dopo aver lavorato alla poesia concreta con filo e forbici “confezionando” poesia nella cucina di casa (“Humpty Dumpty”), ai non-sense geografici sfogliando un atlante (“Greenwich”), all’arte concettuale (“POEMA & OGGETTO”) e a innumerevoli invenzioni poetiche e grafiche post-dadaiste. Dopo le collaborazioni con artisti visivi, le mostre di scrittura “al femminile” (come si diceva una volta), dopo le pubblicazioni ufficiali (poche) e sotterranee (tantissime, credo ormai introvabili e preziose come certe tavole parolibere futuriste). Dopo le traduzioni (da Gertrude Stein a Beatrix Potter), i libri per bambini (i meravigliosi “Gatti Gaudenti & Gravi”, “Bestie Buone & Beffarde” e altri con illustrazioni di M. Leman), le conferenze, le letture, le performances in giro per il mondo e per la provincia italiana, dopo essere diventata punto di riferimento importante per la poesia sperimentale e la Nuova Scrittura.

Dopo.

C’è un dopo, attorno alla metà degli anni Ottanta del Novecento, in cui Giulia Niccolai decide di staccarsi dal suo ruolo e di “rinunciare progressivamente alla scrittura” : una decisione legata a personali percorsi di ricerca e di spiritualità che l’hanno “ricondotta a casa” come ama dire, ad un ritrovato equilibrio come monaca buddista.

Chi, come me, era abituato a seguire i suoi readings, la sua generosa presenza sulle piccole riviste internazionali, i suoi interventi sempre volti a sdrammatizzare le situazioni più tese e ad animare quelle più opache, ha subìto la sua indisponibilità alla letteratura con grande disappunto e con la testarda aspettativa di poterla riascoltare. Condividere la sua ironia, i suoi improvvisati giochi linguistici, l’abc della sua filosofia semplice ed extra-ordinaria è sempre stato spiazzante e stimolante come acquisire un nuovo sguardo sul mondo delle cose.

Di fatto a Giulia, l’esperta in poesia totale, non potevano comunque passare inosservati tutti quegli aspetti “lirici” che invadono il “prosaico” quotidiano. Così ha continuato ad affrontare, accanto al faticoso esercizio del vivere anche qualche “involontario” esercizio poetico: soprattutto frisbees (le poesie da lanciare) scaturiti da meditazioni, accadimenti, riflessioni, memorie ritrovate. Proprio nei frisbees ha ricollocato gran parte della sua arte riconoscendo a questo metodo di lavoro una funzione di “liberazione” prima ancora che un progetto letterario.

In libreria a fine 2001 finalmente compare un nuovo libro di G.N. “Esoterico Biliardo” (Archinto) che raccoglie tredici capitoli di sorprendenti coincidenze e di rimandi rivelatori tutti ricostruiti sul filo di intrecci linguistici e giochi verbali. Vicende dell’infanzia si collegano ad esperienze di traduzione, riflessioni critiche su testi letterari si risolvono con intuizioni brucianti in un’osmosi incessante tra casualità e causalità. Senza reticenze Giulia racconta le “polaroid interiori” dove sono fissate relazioni visive, alfabetiche e sensoriali particolarmente significative per il suo percorso spirituale ma certamente illuminanti per chiunque sia disposto a coglierne la “lezione” ( anche in certe opere di Paul Auster questo metodo sembra funzionare; in “Esperimento di verità” tutte le fatalità “significano niente” e pure attraverso le cuciture e le messe a fuoco che pone in essere l’autore diventano eventi densi di significato e di implicazioni “reali”).

Nel 2002 viene assegnato a G.N. il premio “Lorenzo Montano - Opere scelte” e si realizza così il volume antologico “La misura del respiro” (Anterem) dove troviamo, oltre ad una selezione di testi dalle principali opere, interventi critici di Aldo Tagliaferri e Franco Tagliafierro, un’interessante appendice con bibliografia e alcune poesie inedite costruite con la consueta lucidità tesa a far fronte al caos dell’esistenza con il paradosso e l’ironia.

In una conversazione con Anna Ruchat in Allora n.3/2003 (quaderni della Fondazione Franco Beltrametti), viene ripreso il concetto della interdipendenza tra i fenomeni e in qualche modo confermata anche l’accettazione di quella “naturale” componente lirica che si affaccia, talvolta, “tra le cose più remote, / tra gli anni più lontani e divisi” e che riesce a trasformare “ una realtà in un’altra realtà” . Un percorso di continuità che possiamo davvero riconoscere come salvifico se ha portato Giulia in primo luogo a trovare se stessa nel mondo ma anche a salvare quella preziosa opera di parole che può essere condivisa con il mondo dei suoi lettori.

Sempre disponibile a condividere Giulia, ma non a dissipare. Sempre presente Giulia, per un addio ai tanti amici che sono mancati, per rispondere a una lettera…presente in souplesse come le scarpe comode che indossa ma anche in souplesse d’esprit per la sua elasticità mentale e in souplesse de langue per l’uso duttile che fa delle parole. Presente nell’assenza più assoluta di presenzialismo.

G.N. è poeta “per esempio”. Con il suo esempio di stile suggerisce che la poesia c’è e che poeta è colui che tenta di dare una forma alle “cose del pensiero”. Le sue forme e i suoi filtri linguistici, sono quelli tipici delle neoavanguardie novecentesche: dall’objet trouvé al collage, dal flusso di coscienza alla poesia visiva, dal concettuale alla nuova scrittura. Non ci inganna la semplicità del frammento o del racconto.  

Il suo ultimo libro “Le due sponde” (Archinto) lo immagino come un insieme di pagine dove si dipanano i fili colorati di esperienze percettive che disegnano la parola E N I G M A. Pagine lavorate con modalità analoghe/inverse a quelle della famosa tavola “cinque colori”,  riprodotta anche in “POEMA & OGGETTO”,  dove da rocchetti tessili-disegnati andavano dipanandosi, per subito s’aggrovigliare, i fili tessili-reali della parola  P O E M A.

Della tavola “cinque colori” tirata in 60 copie posseggo la n. 35, ormai un po’ ingiallita. Di “POEMA & OGGETTO”, volume edito in 400 copie posseggo gli esemplari n.196 e n.379. A settembre saranno trent’anni. Comprai tutto (o mi fu regalato, non ricordo) al bookshop di “P 77 La poesia è un luogo”, Venezia, settembre millenovecentosettantasette. Ma questa è un’altra storia.

Mara Cini è redattrice di “Anterem”. Per la sua biobibliografia, vedi “Chi siamo” nel sito.