Ranieri Teti

Alessandro Broggi, prosa inedita "Senza utopia", con premessa di Mara Cini

Broggi propone un testo di sole venti righe. Venti righe dense  in “un’assoluta assenza di dettagli”.
Eppure questo stesso testo potrebbe prolungarsi  all’infinito (quasi), senza diluirsi, replicandosi “in una inquieta situazione di stallo”, un po’ come nelle vicende de La Modification di  Michel Butor dove tutto scorre modificandosi impercettibilmente verso “un’ infedeltà parallela” fino all’ultima “goccia di senso”.

 

 

Tiziana Gabrielli, un inedito, "Dal segno alla parola", con una nota di Marco Furia

I.      LIMEN

È visione il segno
                              nel bianco
della pagina campo
                    e coltura
         
È e non è

Enzo Campi, inediti da "Il Verbaio", con una nota di Giorgio Bonacini

prélude

non ci sono chiavi più o meno adatte

per prima cosa lo spasmo.
di pari passo con il tonfo.
l’uno elettrico l’altro sordo.

poi la retina.
irrimediabilmente circoncisa dalla luce.

          la latenza singhiozza
          un baluginio di garbugli di voci

Stefano Massari, da "Serie del ritorno", La Vita Felice 2009, con una nota di Rosa Pierno

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la morte che dovevi diventare   che dovevi mangiare   che dovevi dividere
come odio dal pane   ogni gesto del tuo giorno   ogni giorno del nostro anno
in tutte le nostre case   di sentenza e redenzione   dove dovevi ritornare
dove dovevi restare   in posizione di artiglio e convalescenza

 

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Gennaio 2012, anno IX, numero 16

Logo di Carte nel Vento

L’esperienza della ricerca continuamente si rinnova. Coltiva una storia delle idee e delle forme, ben sapendo che un pensiero può diventare oggetto d’arte. Procede verso una nozione di verità. Procede tra forma e senso, nella tensione. Tra mimesi e realtà, ascolta una voce nel buio.
La difficoltà di essere poeti risiede anche nel mantenere attivo questo labile ascolto, mentre intorno tutto è stordimento.
Alcune tendenze della poesia italiana contemporanea, con i commenti della redazione di “Anterem”, costituiscono la parte prevalente di questo numero che ospita i finalisti del 25° “Montano”. I contributi di questi autori, espressioni di varie sensibilità e forme, si pongono quale ideale viatico per la prossima edizione del Premio che scade a fine marzo.
Oltre alla poesia, in questo XVI “Carte nel Vento” che ci restituisce la variegata offerta del Premio Lorenzo Montano, figurano prosa, musica, saggistica, critica letteraria, arte visiva.

(immagine di copertina di Kiki Franceschi, Historia)

Shin Tanabe, Vivide sequenze

 

Vivide sequenze

Con "INSCRIBED POEM", Shin Tanabe presenta sei immagini la cui elevata valenza estetica si manifesta sia nelle singole opere, sia nel loro progressivo succedersi.

Qualcosa, complice una pregnante raffinatezza, unisce le sei pagine che si susseguono secondo taciti, musicali, ritmi: il suono è anche figura, la figura è anche suono?

È possibile, sì.

Natsuyuki Nakanishi, La sorpresa dell’esserci

 

La sorpresa dell'esserci

Con "Back, White - edge VIII", Natsuyuki Nakanishi espone un articolato complesso di raffinate forme, differenti nell'aspetto e nel carattere cromatico, il cui elegante senso di movimento pare intimamente legato ad una nozione di staticità.

Dico nozione, perché il tratto cognitivo è tutt'altro che assente nel suddetto gioco di opposti.

Marina Gasparini Lagrange, Aperti dedali

 

Aperti dedali

"Labirinto veneziano", di Marina Gasparini Lagrange, si presenta quale intensa scrittura in cui elementi tratti dal mito, nonché dalla storia dell'arte e della letteratura, incontrano propensioni poetiche in grado di metterne in evidenza i profili peculiarmente umani, rendendo il lettore partecipe di processi conoscitivi che non tendono a trarre conclusioni definitive, bensì a descrivere per cerchi concentrici, diffondendo atmosfere, sensazioni, emozioni, immagini.

Raffaella Di Ambra, vivide scritture

 

Vivide scritture

Con "Scritture", Raffaella Di Ambra offre una breve raccolta i cui raffinati ritmi s'avvalgono di pronunce aperte ma succinte, effetto d'una tensione espressiva che nel verso pare trovare la propria naturale dimensione: spontanee scorrono le parole, trattenendo, senza sbavature, quanto occorre non lasciar sfuggire, mentre affascinanti tratti evocativi si diffondono a partire da costrutti verbali non incerti e, a modo loro, semplici.

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