Raffaella Di Ambra, vivide scritture

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Vivide scritture

Con "Scritture", Raffaella Di Ambra offre una breve raccolta i cui raffinati ritmi s'avvalgono di pronunce aperte ma succinte, effetto d'una tensione espressiva che nel verso pare trovare la propria naturale dimensione: spontanee scorrono le parole, trattenendo, senza sbavature, quanto occorre non lasciar sfuggire, mentre affascinanti tratti evocativi si diffondono a partire da costrutti verbali non incerti e, a modo loro, semplici.

La lingua di Raffaella ci viene incontro, ci coinvolge, pur rimanendo sempre ben distinta nella sua identità.

La presenza dell'autrice è assidua, tenace: non ci abbandona mai.

Evita di dirigerci, tuttavia: la sua è (feconda) tendenza a connettere, non a spiegare.

Mai abbiamo la sensazione, così, di seguire un itinerario stabilito, bensì avvertiamo d'essere via via sempre più partecipi d'intense atmosfere, sicché il percorso, pur esistente, non sembra attraversare un territorio, ma costituirne parte integrante.

Inevitabile la riflessione sul tempo: "Amo trovarmi fuori del tempo".

Certo, ad uno spazio privo di rigidi confini non può corrispondere un divenire sottomesso alla tirannia del cronometro.

Siamo invitati, insomma, ad abbandonare certi riduttivi schemi e a frequentare insoliti territori nel cui àmbito spazio e tempo sono entità intimamente legate, talvolta perfino indistinte.

Dove e quando, al di là delle indicazioni pur fornite, "La notte ha zampilli di freddo" o "piovono lacrime di farfalle" se non negli inediti intrecci verbali d'una poetessa ben consapevole del ruolo, nonché delle facoltà, dei propri versi?

Vigile, scrupolosa, capace di rendere sulla pagina lineamenti di carattere esistenziale dall'interno, ossia considerati all'origine nei loro elementi primari, non priva di (altrettanto controllata) vena espressionista e, soprattutto, attenta alla vita d'ogni parola, intesa quale grumo d'energia da utilizzare nella maniera più efficace possibile, Raffaella Di Ambra sembra porsi con naturalezza in una posizione, quella del poeta, per nulla comoda e facile da conquistare.

Coma l'ha raggiunta? Partendo da dove?

Sono questi gli intimi interrogativi che scorrono con intensa continuità nella sua poesia e che, refrattari a qualunque risposta, confluiscono, riconoscendosi, in un senso dell'enigma accolto quale nucleo ispiratore.

"Non posso rinnegarmi": per sua (e nostra) fortuna.

Marco Furia

 

(Raffaella Di Ambra, "Scrittura", "Testuale" n. 46 2009, Quaderno n. 12)